Politica

Addio Silvio

Berlusconi, spietato e umano: era migliore di chi lo denigrava

Il Cavaliere mosso da una carica umana fatta di passione divorante: sapeva dare scacco alla noia

Silvio Berlusconi è morto

Per riabilitare in un certo senso Berlusconi mi ci sono voluti 45 anni, neanche il Milan stellare mi aveva convinto. Perché lui fu quello che mi aveva portato via tutti gli amichetti, era un paradiso quel condominio di via Carpi, su piazza Gobetti, a Lambrate e d’improvviso le loro famiglie emigravano tutte a Milano 2, a Segrate, il quartiere svedese che questo imprenditore di 40 anni aveva realizzato come in una favola, riuscendo perfino a deviare le rotte degli aerei che decollavano da Linate per non disturbare l’ospedale San Raffaele di don Verzé, che Giorgio Bocca chiamava don Mazzè.

Da giovani, da cronisti giovani, si è animati del sacro furore e io di Berlusconi scrissi cose violentissime per dieci e più anni, fortunatamente senza arrivare agli eccessi di chi lo presumeva mafioso e stragista. Ma certo ci andavo giù pesante e quando sbarcò in politica, vincendo tutto, paura la metteva perché di contropoteri pareva non averne. Invece in Italia i contropoteri sono quelli che non si vedono e sono infidi, più ti lisciano, più sono servili e più ti tramano contro. Quella di Berlusconi con la magistratura fu una faida, ma non tutto deponeva contro di lui, anzi, come poi si sarebbe scoperto.

Nel suo impero i comunisti non mancavano, erano maggioranza e potevano ragionevolmente dire, fare quello che volevano, diventando ricchi, ma tutti gridavano al regime e alla censura. Io ci litigavo: ma come, dite che è un dittatore, un caimano e fate la fila per lavorare per lui? “Noi facciamo l’entrismo leninista” dicevano “noi difendiamo la democrazia”. Sì, la democrazia degli anticipi. Lui lasciava fare, pensava all’utile, sapeva che, da parassiti, non creavano problemi, come il compagno Luca Casarini che l’unico libretto mai fatto lo ha fatto con Mondadori, purtroppo per Mondadori. Ma anche il Cesare Battisti dei 4 omicidi e dei romanzi idioti, “corri scappa che gli sbirri ci stanno dietro” lo tirava la Einaudi berlusconiana.

Per approfondire

Forza Italia, il partito personale, non ha lasciato molto perché non era stato costruito per durare, era una estensione strategica ed egocentrica del fondatore, ma il “partito di plastica” non faceva che anticipare la politica imminente. Ecco, tra le tante colpe Berlusconi, lasciamo stare le voci di superpadrino che lo incolpano da Portella della Ginestra in poi, mi pare ne abbia scontato soprattutto una che aveva e non aveva: ha aperto nuove strade, non sempre in meglio, a volte in peggio, ma da figlio del suo tempo, un tempo visionario e esuberante: senza di lui sarebbero arrivate lo stesso la tivù becera e la politica becera, ma se n’è preso lui tutte le responsabilità. Si è preso le proiezioni dell’odio dei falliti e dei parassiti. E io crescevo, li incontravo e mi accorgevo di quanto fossero falsi e miserabili.

Non dirò qui di certe cenette cui ho assistito, da spettatore, tra certi mammasantissima del giornalismo e della giustizia, e concordavano tutto: io apro un fascicolo, poi te lo passo, tu fai la campagna diffamatoria, lo mettiamo all’angolo, lo distruggiamo. Qualcuno, ubriaco d’odio e di vino, saliva sul tavolo con tovagliolo e la bava alla bocca, come un Braveheart comunista, e tutti facevano volare urla comuniste e tovaglioli. Ma andate affanculo, presi mia moglie e le dissi: con questi, mai più. E ci davano pure una inutile, patetica scorta, a noi due nessuno, offensiva per chi la meritava davvero. La scorta per i convegni in cui si odiava Berlusconi?

Se l’è spassata, questo è certo. Con eccessi, con ostentazioni anche di pessimo gusto, con spregiudicatezza indiscutibilie (ma discutibile), questo è sicuro: ma nelle sue amicizie internazionali, come con Putin, in cosa diverso dalle ambiguità della Ue, di una Angela Merkel? Adesso la sua scomparsa lascia un vuoto anche in chi della sua ossessione aveva fatto una professione: che fai, ti scagli contro la Meloni che vuole durare e non risponde agli insulti? La continui a dipingere come nazista, coprendoti di ridicolo? O sostieni Elly Schlein che ti trascina nel baratro? Berlusconi rimpianto da molti, gli opportunisti, i clientes, gli odiatori.

Sul piano umano era diverso dagli altri squali dell’industria e della finanza. Spietato, se no non arrivi ad essere uno dei più ricchi e pesanti al mondo, ma sempre con una carica umana che lo distingueva, nel bene e nel male. Quando dovette passare l’umiliazione di un periodo di riabilitazione al servizio dei vecchi malati, e già lui stesso lo era, disse che si era emozionato, che era stata una esperienza preziosa e violenta, e Dio sa se le esperienze gli erano mancate. Ed era sincero.

Gli ultimi venti anni sono stati un calvario: quest’uomo atipico, ferocemente determinato, figlio del suo tempo, un Novecento isterico e sconfinato, si è ritrovato costretto a sopravviversi, non avendo creato le condizioni per una successione. Alla fine era un Frankestein. Ma il luogo comune della politica per salvarsi non reggeva più, ha continuato anche con l’impero saldamente nelle mani dei figli, senza più rischi particolari, ha continuato per quella sorta di passione divorante e disperata che lo aveva inghiottito, e lo condannava.

Ha continuato per quella sorta di energia maledetta che distrugge gli uomini diversi, nel bene e nel male, i grandi condottieri novecenteschi nati per creare, distruggere, comandare e permeare di sé il loro tempo. Per questo mancherà, più come figura iconica che altro: se ne va un altro di quelli, e sono rarissimi, che sanno dare scacco alla noia e, per lungo tratto, alla morte, che immaginano e sanno creare quello che avevano immaginato. Mi stanno chiedendo in queste ore in cosa lui fosse diverso dagli altri, gli Agnelli, i Rockefeller, e risponderei così: non essendo nato da casati patrizi, dall’aristocrazia nobiliare e del patrimonio, ha sempre mantenuto una parte di sé legata alle origini umili. I poveri poteva compatirli, ma non li disprezzava, perché da quelli saliva: lui aveva “solo” avuto una volontà folle e feroce nel lasciarli, a qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo. Ma era quello che “trattava bene i dipendenti”, che gli faceva arrivare il corredino al figlio appena nato, e allo stadio si metteva a discutere di figa coi tifosi sconosciuti: Agnelli andava via alla fine del primo tempo, scortato. Ha creato un nuovo livello di sfarzo, esibito, vantato, ma senza la tracotanza degli uomini di sfarzo, che fanno pesare la loro condizione a quelli che una condizione non ce l’hanno e se mai è miserabile.

Poche settimane fa sono tornato a Milano 2, all’hotel NH dove scendo sempre quando arrivo a Milano. La mattina era propizia e avevo un po’ di tempo, mi sono avventurato nei vialetti, nel verde della cittadella svedese: ho capito perché tutti volevano andarci, anche se allora era più uno status. Ho capito perché gli amichetti e poi i compagni di scuola di allora se n’erano rimasti anche dopo la morte dei genitori. C’era un’atmosfera rilassata ma non narcotica, pieno di negozi, di bar, di attività, ma in un ordine confortevole e non consueto. Il quartiere svedese era cresciuto, si era adeguato ma non snaturato. Le case sembravano ancora moderne dopo mezzo secolo, i balconi letteralmente coperti di verde e così le scuole, l’asilo, tutto coperto di fiori in una coreografia armoniosa. Tutto questo lo aveva fatto un quarantenne, e reggeva dopo mezzo secolo. Lì ho capito che Berlusconi era comunque migliore, molto migliore di tutti quelli che lo denigravano.

Max Del Papa, 12 giugno 2023