Nella giornata di ieri, ha destato notevole attenzione l’intervento del presidente americano, Joe Biden, in merito al rischio di una guerra nucleare con la Russia. Parole chiare, dirette, lampanti: l’utilizzo dell’atomica, da parte di Putin, causerà “un’apocalisse” ed “un Armageddon”. Mai in questo modo, i vertici di Washington si erano esposti in passato, comportando subito la replica della portavoce del ministro degli Esteri Lavrov, che ha parlato di propaganda disinformativa e speculativa dell’Occidente.
Nonostante tutto, ancora una volta, è arrivata la smentita della Casa Bianca, la quale cerca ormai di ricoprire, in tutti i modi, i numerosi strafalcioni compiuti da Biden. Il portavoce Karin Jean-Pierre, infatti, ha specificato come non vi siano “indicazioni che la Russia si stia preparando ad usare l’arma nucleare”. E alla domanda, secondo cui le parole così guerrigliere di Biden dipenderebbero da nuove fonti dell’intelligence, la risposta del portavoce è stata un secco no. Insomma, Washington è intervenuta esplicitamente per ritrattare le dichiarazioni ufficiali del number one americano.
Insomma, pare che non scorra buon sangue tra lo staff della Casa Bianca e Biden. Pochi mesi fa, infatti, la stessa situazione si era ripetuta, quando il presidente americano auspicò un “cambio di regime in Russia”. Dopo poche ore, è arrivata la smentita puntuale da parte di Washington, anche se il leader democratico decise di non ritrattare quanto detto precedentemente. Ancora, altro caso lampante fu la sconfessione del capo di Stato maggiore, durante i giorni d’agosto della ritirata dall’Afghanistan. Secondo buona parte dei vertici militari, infatti, un ritiro coordinato sarebbe dovuto arrivare lasciando ancora un numero complessivo di 2.500 truppe sul territorio. Il suggerimento cadde nel vuoto e, dopo il disastro, Biden affermò di non avere mai ottenuto queste informazioni.
A ciò, si aggiunge la visita a Taipei, da parte di Nancy Pelosi, più volte osteggiata dal presidente americano, ma senza ottenere alcun risultato, se non il rischio di un confronto armato diretto con la Cina. A proposito di Taiwan, lo scorso aprile, la Casa Bianca dichiarò di essere stata “colta di sorpresa” dall’intervento di “Sleepy Joe”, circa la volontà di affiancare militarmente l’isola di Formosa, in caso di invasione da parte di Pechino. Ancora una volta, Biden venne abbandonato a sé stesso, liquidato con una semplice formula, che denota un presidente confuso e scollegato: “Funzionari preparano un comunicato per chiarire”.
Celebre fu anche il caso della conferenza stampa di luglio, tenuta per annunciare nuove misure da applicare sul tema dell’emergenza climatica, quando Biden annunciò di avere il cancro, per poi arrivare all’intervento del portavoce della Casa Bianca, Andrew Bates, specificando come Joe facesse riferimento ad un tumore alla pelle, rimosso prima di salire in carica. Incredibile fu anche la gaffe, durante l’annuncio del decreto a sostegno all’aborto – dopo la sentenza della Corte Suprema, che riservava la materia a ciascuno Stato Federale – quando il presidente statunitense lesse i consigli che il suo staff gli aveva lasciato, per rendere il discorso più incisivo. Mai scelta fu meno azzeccata. Biden cominciò a leggere dal gobbo: “Fine citazione. Ripetere frase”.
Dal pisolino durante il Cop-26 fino alla miriade di strafalcioni appena elencati, anche lo staff di Biden ha smentito una possibile ricandidatura del presidente in carica per le prossime elezioni nel 2024. Nel frattempo, per quelle di midterm, è previsto un vero e proprio tracollo democratico, con il Gop che comincia a recuperare terreno. Nonostante tutto, i prossimi mesi saranno decisivi, soprattutto sul fronte ucraino, per stabilire se saremo dinanzi ad un vero e proprio clima di Guerra Fredda, di nuova Cuba ’62. Siamo sicuri che Joe Biden sia idoneo ad affrontare la sfida? Anche alla Casa Bianca, qualche dubbio – decisamente legittimo – sta sorgendo.
Matteo Milanesi, 8 ottobre 2022