Questo meccanismo è stato studiato ed è questo che permette alla propaganda di consolidarsi nelle società. Oggi nuotiamo nella propaganda: “Il 6 gennaio c’è stata un’insurrezione”, “La Russia è la minaccia globale”, “Le elezioni del 2020 sono state perfettamente corrette”, “I genitori che protestano a scuola sono terroristi domestici”. Questa è la definizione di propaganda che ha dato il giornalista americano Tucker Carlson nel suo show di prima serata su Fox News.
Il caso Rittenhouse e la carta del suprematista bianco
Esemplare di tale meccanismo anche la definizione subito appiccicata a un diciasettenne, Kyle Rittenhouse, accusato dai media liberal di essere un “suprematista bianco” perché, nell’agosto 2020 a Kenosha, in Wisconsin, ha imbracciato un fucile per difendere il quartiere, dove vive parte della sua famiglia, in preda alla guerriglia urbana. E sotto la minaccia di essere lui stesso ucciso negli scontri. Nei filmati, ripresi anche da un drone, sono registrate le aggressioni, anche con calci in faccia, sferrate nei suoi confronti. A due dei suoi quattro aggressori, dipinti come attivisti anti razzisti ma tutti con gravi precedenti penali, Rittenhouse ha sparato per legittima difesa, ed è stato assolto. Al termine di un processo svolto nella massima tensione sociale. Nessuno degli aggressori coinvolti nella sparatoria era di colore. E nessuno, nei media, ha spiegato perché un suprematista bianco dovesse uccidere altri bianchi. O perché il movimento Black Lives Matter abbia assediato, per giorni, la sede della Corte locale. Addirittura un membro della giuria è stato pedinato fino a casa e il giudice ha negato l’accesso in aula alla tv MSNBC.
Quello che potremmo aggiungere è che un obiettivo della propaganda è portare alla spaccatura del popolo in due fazioni irriducibili: chi crede e obbedisce contro chi dubita e disobbedisce all’autorità costituita. Fino a convincere la prima fazione a concedere una sorta di delega in bianco a ogni provvedimento, anche il più insensato, del governo in carica. Qualsiasi dubbio e capacità critica viene assopita, nei primi, e repressa nei secondi. “Non ho bisogno di un green pass perché sono sano” rappresenta oggi – per antonomasia – la proposizione che nessuno pubblicamente può asserire senza essere ritenuto pazzo o stigmatizzato come nemico sociale. La propaganda ha agito invertendo i parametri della realtà: “Sei un potenziale malato, a meno della prova contraria del certificato”. Fino a ieri l’inversione della prova poteva sembrare assurda e totalmente insensata. Ma lo è così perfettamente, oggi, che per tutti noi questa è ormai l’imprescindibile Verità.
Beatrice Nencha, 21 novembre 2021