Esteri

Biden, la polizia e gli arresti nei campus: perché nessuno grida al regime?

In Italia ci si scandalizza per due manganellate agli studenti. Negli Usa a guida dem volano randellate ai pro-Pal, ma nessuno protesta

Joe Biden polizia università

Per una volta siamo d’accordo con Joe Biden: “Gli americani hanno il diritto di protestare, ma non di provocare il caos”. C’è un filo rosso che lega le irruzioni delle forze dell’ordine alla Columbia University (quella dove okkupano solo a pancia piena), alla Fordham di New York o alla UCLA della California: sia a Los Angeles che nella Grande Mela i sindaci sono democratici, come il presidente degli Stati Uniti. Insomma: non parliamo mica di scudieri di Donald Trump, ma della crème de la crème del progressismo mondiale. Perché, allora, nessuno urla al regime o si scandalizza per l’uso diffuso della forza?

Sia chiaro: le autorità hanno fatto benissimo a sgomberare i campus universitari occupati illegalmente. E non ne facciamo neanche una questione di pro-Palestina o pro-Israele: l’Università è fatta per studiare, non per imporre le idee di un certo mondo che la mattina si sveglia gender fluid e la sera si inchina ad Allah in una preghiera musulmana corale, dimenticando che Hamas e gli islamisti radicali i giovani Lgbt li mandano alla forca.

Qui il punto è che negli Stati Uniti da aprile sono stati registrati oltre 2mila arresti tra gli studenti. Senza tanti complimenti. A New York gli agenti hanno fatto irruzione nella Hamilton Hall con un ponte meccanico manco si trattasse di un covo di Al Qaeda. Sono stati usati i lacrimogeni e forse anche qualche taser. Un agente ha pure esploso un colpo di pistola, per fortuna senza conseguenze. Da mercoledì mattina fino al 17 maggio il campus verrà presidiato dalla polizia, in una militarizzazione che in Italia farebbe inorridire Elly Schlein. Il tutto coi ringraziamenti da parte della preside della Columbia, Minouche Shafik, non proprio una reazionaria, e del sindaco Eric Adams (pure lui democratico). Stesso discorso alla UCLA, dove secondo la Cnn sarebbero stati utilizzati pure proiettili di gomma. Per Biden “la distruzione della proprietà non è una protesta pacifica” ed ha ragione. “Vandalismo, violazione di domicilio, rottura di finestre, chiusura di campus, cancellazione forzata di lezioni e lauree: niente di tutto questo è una protesta pacifica. Minacciare le persone, intimidirle, instillare la paura non è una protesta pacifica. È contro la legge”. Va bene il dissenso, ma “non deve mai portare al disordine o alla negazione dei diritti degli altri”. Come dargli torto?

Da noi, in Italia, per due manganellate agli studenti (a Pisa come a Bologna, Torino, Milano) si è subito urlato al regime. Fascista, ovviamente. Gli stessi che accusavano gli agenti di essere dei picchiatori e il governo Meloni di voler zittire gli studenti a suon di randellate, oggi tacciono di fronte all’uso della forza nel Paese di Biden e nelle città guidate dai dem. Se al potere vi fosse quel buzzurro di Donald Trump, i Giannini boys e la chat antifachic avrebbe invocato i caschi blu dell’Onu. Invece, silenzio. Domanda: per caso Mattarella invierà un messaggio anche a Biden per ricordargli che colpire gli studenti esprime sempre “un fallimento”?

Giuseppe De Lorenzo, 3 maggio 2024

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