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Biden vuol leggere i whatsapp degli americani

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Dalla comunicazione social a quella privata, avanzano forme di repressione della libertà di espressione mai nemmeno ipotizzate, in passato, nelle democrazie occidentali. In cui la libertà di pensiero e di parola rappresenta un valore incomprimibile, da cui discendono la maggior parte delle nostre libertà tutelate. In America, la libertà di espressione è protetta sin dal primo Emendamento della Costituzione. Nemmeno la coppia (ex) reale Harry e Meghan è riuscita, con le sue esternazioni pubbliche sull’inutilità di questo arcaico “privilegio”, a scalfirne l’importanza agli occhi degli americani. Tuttavia anche nella società considerata modello universale di democrazia, sta accadendo qualcosa che non ha precedenti. La censura contro la “riluttanza al vaccino” (“vaccine hesitancy”) ha sin qui trovato la compiacenza di potenti alleati, i più noti dei quali sono tuttora i social network. A fronte della pubblicazione delle mail tra il capo dei virologi Usa Anthony Fauci e Mark Zuckerberg, oggi sappiamo che il ceo di Facebook si è offerto per assicurare al primo l’oscuramento di qualsiasi informazione non conforme alle linee guida emanate del direttore del Niaid. Insieme hanno stabilito quanto e cosa il pubblico americano fosse in diritto di sapere sulla pandemia. Una decisione emulata da tutte le altre piattaforme della Silicon Valley e che ha portato a censurare non solo le informazioni false, ma anche tutte quelle basate su evidenze e dati autentici. Giudicate da Twitter, Google e You Tube non conformi ai loro “standard”. Per esempio, sono state rimosse dalle piattaforme tutte le dichiarazioni, provenienti da medici e ricercatori, anche di fama internazionale, sull’efficacia di terapie precoci per contrastare o curare il Covid-19. Anche se tali farmaci o protocolli hanno fornito risultati incoraggianti, vite salvate alla mano.

Conversazioni spiate

Oggi l’Amministrazione di Joe Biden si appresta a compiere un passo in più nella direzione della censura. Una mossa che, qualora fosse attuata, rasenterebbe il controllo sociale in stile cinese o nord coreano. Secondo l’emittente conservatrice Fox News, il presidente Usa avrebbe deciso di far passare al setaccio non solo le conversazioni social ma anche quelle tra privati cittadini, scambiate via Sms e potenzialmente anche su WhatsApp (sempre di proprietà di Facebook, ndr) legate a contenuti sui vaccini. A riportare la notizia, scioccante per una democrazia solida e ammirata nel mondo come quella americana, è la rivista Politico: “Biden ha conferito a dei gruppi, tra cui il Democratic National Comittee (DNC), la facoltà di poter ingaggiare fact-checkers più aggressivi e lavorare con i gestori telefonici degli Sms per eliminare la disinformazione sui vaccini, che viene veicolata sui social media e tramite i messaggi privati di testo”.

Debellare il Covid o il controllo sociale, qual è l’obiettivo?

Nel suo programma in prima serata, il popolare giornalista televisivo Tucker Carlson ha parlato ieri di “un punto di svolta, già nei primi giorni della pandemia, per la nostra società. Un assalto senza precedenti ai nostri diritti civili fondamentali, anche se poche persone sembrano essersene accorte”. Puntando il dito anche contro i think tank del pensiero conservatore americano, che hanno sottovalutato questa deriva: “Possiamo ancora corrispondere all’immagine di un Paese libero? Forse avremmo dovuto preoccuparci del futuro delle libertà civili già dallo scorso anno, quando ci assicuravano che la compressione dei nostri diritti era solo per una situazione di emergenza mondiale, e che presto sarebbe finita. Ma siete sicuri che si tornerà alla “normalità”? Se il governo può censurare ogni discussione sui farmaci che vuole imporvi, quale sarà il prossimo step? E perché il governo aumenta la censura proprio ora che il virus appare meno letale? Da sei mesi, chiunque ha voluto vaccinarsi ha potuto farlo gratis. Sei i vaccini sono così efficaci, perché per la Casa Bianca i non vaccinati rappresentano una così grave minaccia? Se ci pensate un attimo, tutto questo fa supporre che le misure messe in campo non siano solo per debellare il Covid, quanto per il controllo sociale”. Un’affermazione molto forte, specie nel momento in cui anche in Europa si delinea, in Paesi democratici come la Francia, l’Italia e la Spagna, una pressione inusitata dei governi verso il ritorno ai lockdown e a forme di coercizione sociale per obbligare indirettamente alla vaccinazione. Anche per quelle fasce di età, come gli over 12 e gli adolescenti, considerate sotto la soglia accettabile tra rischio/beneficio, secondo il parere di molti scienziati e dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

I vaccini e gli effetti collaterali

Cos’è dunque la “disinformazione”? Per il conduttore americano è: “Tutto quello che, anche se basato su prove e fonti autorevoli, il potere non gradisce che il pubblico venga a sapere”. Per esempio, la discussione sulla reale efficacia dei vaccini e sui loro potenziali effetti collaterali a breve, medio e lungo termine. Nonostante molti degli effetti avversi provocati dai sieri siano riportati ufficialmente sul database del Vaers (Vaccine adverse event reporting system) statunitense, una fonte ufficiale riconosciuta da tutti gli enti regolatori Usa, i dati tratti da questo archivio pubblico non possono più essere condivisi sui social. Pena la censura e la segnalazione dei profili degli incauti utenti. Mentre è stigmatizzato come “no-vax” anche il semplice riflettere se sappiamo abbastanza di questi vaccini. Approvati in via emergenziale in pochissimi mesi e dichiarati indispensabili persino su soggetti non a rischio o già guariti dal virus, portatori di un’immunità naturale che, secondo studi recenti, può durare anche decenni (“T-cell immunity”).

A distanza di pochi mesi, sono numerosi gli effetti collaterali emersi solo dopo la somministrazione dei vaccini. Ieri il Washington Post ha segnalato una nuova allerta, “seppur non riscontrata da un nesso diretto”, emanata dalla Food and Drug Administration sul vaccino Johnson & Jonshon. Una segnalazione relativa alla maggiore esposizione verso un raro disturbo neurologico, che può causare paralisi. Un effetto che, secondo il Vaers, potrebbe essere riscontrato anche in altri vaccini anti-Covid e che nel 1976 portò il governo alla cessazione della vaccinazione di massa per l’influenza, dopo che alcune centinaia di persone furono colpite da questa sindrome, nota in Italia come disturbo di Guillain-Barré.

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