Un potente terremoto di magnitudo 7.7, seguito da una seconda scossa di magnitudo 6.4 a distanza di 12 minuti, ha colpito il centro del Myanmar e si temono migliaia di vittime. L’epicentro, secondo gli esperti geosismici, si trova nelle vicinanze di Saigang, una zona attraversata da una grande faglia sismica che attraversa il Paese da nord a sud, a circa 20 chilometri dalla storica città di Mandalay, l’antica capitale precoloniale e la seconda città del Myanmar, situata lungo le rive del fiume Irrawaddy. A Mandalay, un ponte di ferro è crollato e la città, ricca di templi, pagode e monumenti storici, è stata devastata.
Su alcuni social, sono apparse immagini di edifici distrutti e rovine, con un bilancio provvisorio di almeno 25 morti, fra cui numerosi bambini, a causa del crollo di una moschea. Molti piccoli sono sotto le macerie. “Si temono migliaia di vittime, è impossibile contattare i propri familiari a causa dell’interruzione delle comunicazioni” conferma la Caritas, evidenziando che tutti gli operatori e le operatrici di Kmss, Caritas Myanmar, “sono al sicuro, ma alcune delle case dove vivono, nella diocesi di Mandalay, sono crollate. Le telecomunicazioni sono limitate. Il direttore della diocesi di Mandalay ha riferito che molte persone nella città sono ancora disperse”.
La scossa principale, che si è verificata a soli 10 chilometri di profondità alle 14:20 ora locale (07:50 italiane), ha avuto effetti devastanti anche in Cina, nella remota provincia dello Yunnan, e in Thailandia. A Bangkok, a circa mille chilometri dall’epicentro, un grattacielo in costruzione di 30 piani è crollato, con decine di operai rimasti sepolti sotto le macerie (le stime variano da 43 a 80 persone disperse) e almeno 4 vittime confermate. Il terremoto ha generato tremori anche in Laos e Vietnam. Secondo l’Istituto Geosismico Italiano (IGV), la scossa principale è stata 300 volte più potente di quella che colpì Amatrice nel 2016. Sempre nel 2016, il Myanmar aveva subito un terremoto simile, che provocò la morte di tre persone e gravi danni strutturali.
La giunta militare che governa il Myanmar dal colpo di stato del 2021 ha fatto un appello urgente alla comunità internazionale per ricevere aiuti umanitari, un gesto raro per un governo di tipo militare, che suggerisce l’ampiezza della tragedia in un Paese impoverito e isolato, segnato da conflitti armati. L’India è stata tra i primi Paesi a offrire supporto, estendendo la propria assistenza anche alla Thailandia. Le notizie sulle vittime, che si temono molto gravi, arrivano a rilento, complicate dalle difficoltà di comunicazione nel Paese. In risposta, la giunta ha dichiarato lo stato di emergenza in sei province: Sagaing, Mandalay, Bago, Magway e nello stato autonomo orientale di Shan. Il leader della giunta, Min Aung Hlaing, ha visitato l’ospedale principale della capitale Naypyidaw, dove si sono accumulati numerosi feriti, molti dei quali assistiti dai familiari mentre si trovano sdraiati a terra fuori dal pronto soccorso.
“I danni sono imponenti” la conferma a LaPresse di Angelo Conti della Ong torinese Medacross, attiva in Myanmar: “Parlare con chi è nelle zone colpite è difficile, è già difficile comunicare normalmente. Un terremoto 7.7 è come quello che ha colpito nel 2023 Turchia e Siria, distrugge le case. Ci stiamo attrezzando con le cliniche mobili che abbiamo sul posto e i partner locali per dare assistenza medica”. La Ong italiana Cesvi, che ha progetti avviati nel paese, ha segnalato crolli parziali di edifici e danni diffusi alle infrastrutture, tra cui lo “storico ponte di Sagaing” che è crollato, e l’interruzione della principale autostrada nazionale nei pressi della città di Mandalay. La regione più colpita è la Dry Zone, al centro del paese, in cui vivono circa 7 milioni di persone in un raggio di 100 chilometri dall’epicentro ad ovest della città di Mandalay: “Anche il nostro ufficio di Kalaw, cittadina a circa 200km a sud di Mandalay ha riportato danni: il personale ha prontamente evacuato l’edificio in seguito alla comparsa di crepe nelle pareti. Fortunatamente, tutti i membri del team stanno bene. Abbiamo ricevuto notizie rassicuranti dalla quasi totalità del nostro staff fuori Yangon”. Al momento però, riporta l’Ansa, “rimane alta l’apprensione per un team di circa sei persone attualmente sul campo nella zona di Chauk, nella Regione di Magway, con cui non siamo ancora riusciti a ristabilire i contatti a causa dell’interruzione totale delle comunicazioni. I nostri sforzi per rintracciarli sono costanti e continuiamo a monitorare la situazione minuto per minuto”.
In Thailandia, il primo ministro Paetongtarn Shinawatra ha convocato una riunione di emergenza del governo e ha dichiarato lo stato di emergenza a Bangkok. Le immagini in diretta del crollo del grattacielo in costruzione sono state riprese dai media, mostrando scene di devastazione e il bilancio di almeno 4 morti, mentre il numero degli operai dispersi rimane incerto, con stime che parlano di un minimo di 43 e fino a 80 persone coinvolte. Nella vicina provincia cinese dello Yunnan, al confine con il Myanmar, i video mostrano strade piene di detriti nella città di Ruili, con soccorritori impegnati nelle operazioni di salvataggio.
Franco Lodige, 28 marzo 2025
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