Salute

Bimbo morto in ospedale. Il padre: “Colpa delle regole anti Covid”

La denuncia del papà del piccolo soffocato a Roma all’ospedale Sandro Pertini: “Nessuno poteva stare con lei”

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Un bimbo di tre giorni muore soffocato a Roma, nell’ospedale Sandro Pertini, mentre lo stava allattando la madre. E secondo il padre non si tratta affatto di mera fatalità. Egli punta il dito contro le sempre più folli misure anti-Covid nei nostri centri di cura e lancia il suo j’accuse: “Mia moglie dopo il parto era sfinita, ma le hanno portato il piccolo per l’allattamento, sebbene lei non si reggesse letteralmente in piedi. Hanno persino preteso che gli cambiasse il pannolino da sola”. E ancora: “Avevamo scelto il Pertini   perché la mia compagna è nata lì e lì voleva partorire. Ma gliel’hanno lasciato accanto ininterrottamente e con le norme Covid nessuno di noi ha potuto starle accanto. E lei, anche se ha 29 anni, era stanchissima, il piccolo era irrequieto, non l’hai mai fatta dormire. Così ha passato le nottate senza chiudere occhio”. Molte donne, è la denuncia, “sono lasciate sole nei reparti anche a causa delle restrizioni anti-Covid. I protocolli andrebbero rivisti”.

Dai primi accertamenti operati dalla polizia, sembrerebbe che il piccolo sia morto schiacciato dalla madre, la quale è comprensibilmente crollata dal sonno dopo un travaglio di 17 ore. Malgrado ciò anche in questo caso ha prevalso l’ottusa, intransigente battaglia del nostro sistema sanitario contro un virus clinicamente quasi scomparso e che – parole di Giorgio Palù, illustre virologo presidente dell’Aifa – attualmente registra un tasso di letalità cinque volte più basso rispetto a quello dell’influenza stagionale.

Da questo profilo, così come è accaduto a molte giovani vittime dei vaccini pseudo-sperimentali e ai tantissimi morti causati dal ritardo nelle cure di altre malattie, il neonato di Roma allunga l’interminabile lista di decessi determinati dalle più rigide restrizioni d’Occidente. Di fatto possiamo definire il prodotto di questa catastrofe, in parte ancora in atto, come i danni collaterali di una follia che non sembra avere mai fine.

Una follia che ci impone ancora di indossare l’inutile e malsana mascherina per accedere in qualunque ospedale della Penisola (per questo motivo sto procrastinando la mia consueta donazione di sangue, in attesa che il nostro formidabile ministro della Salute si decida ad eliminarne l’obbligo, perché mi rifiuto di subire una tale umiliazione), e che condanna ad una morte evitabile tante, troppe persone, così come pare che sia accaduto al povero bimbo della Capitale.

Ancora una volta bisognerebbe emulare in massa l’esortazione del protagonista del magnifico film Quinto potere, del grande Sidney Lumet, gridando dalle nostre finestre “sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più.” Tutto ciò nella speranza che dagli alti palazzi della politica qualcuno si prenda la responsabilità di mettere la parola fine a questa surreale vicenda, mandando finalmente al macero i citati, demenziali protocolli anti-Covid.

Claudio Romiti, 23 gennaio 2023