Rassegna Stampa del Cameo

Birbante o sprovveduto? Chi è veramente l’elemosiniere del Papa?

Rassegna Stampa del Cameo

Tempo fa scrissi un Cameo sull’elemosiniere del Papa (Konrad Krajewsky), figura allora poco conosciuta: non era ancora un Principe della Chiesa, sembrava un parroco polacco, si occupava principalmente di barboni. Scrissi di lui perché intuii che, sotto sotto la povertà avanzava, e costui, giornalisticamente, mi avrebbe dato soddisfazioni. Allora dominava la scena Matteo Renzi: aveva distribuito 80 €, emanava una legge innovativa al mese, disegnava scenari affascinanti, viaggiava come una trottola su e giù per l’Italia (come i due dioscuri di oggi), ci invitava a pensare positivo. Era divertente, mi ero stufato della tristezza colta di Mario Monti e di Enrico Letta.

In realtà, frequentando i miei colleghi ex operai, con cui ho condiviso la mia vita fino all’età di 40 anni, non era così, per loro la povertà avanzava sul serio. Scrissi (mi scuso per le auto virgolette): “Molti parlano di povertà nel mondo, ma altri, qua, sempre più la praticano. A chi ci si riferisce quando si dice povero? La Banca Mondiale ha stabilito la soglia di povertà: un reddito di 2 dollari/giorno (altri dicono 6 applicando il modello PPP, puchasing power parity). Ritengo che questa soglia sia stata fissata per permettere ai “competenti” di tapparti la bocca quando, sottovoce, dicevi (profetico?): “La globalizzazione non è solo quello che appare”. Subito venivi fulminato: “Vai a spiegarlo tu a quel miliardo di poveri asiatici che hanno raddoppiato il loro reddito grazie alla globalizzazione”, e tu ti sentivi un miserabile, non osavi rispondere che la loro maggior ricchezza avrebbe comportato un aumento della povertà in Occidente (anni dopo fu certificato: su questa fake truth dei “competenti” ci sarà la Brexit e Donald Trump ci vincerà le elezioni). Poi ci sono le nuove povertà, io conosco solo casi singoli, di amici, ex operai della mia giovinezza. Costoro, in questi anni hanno azzerato i risparmi di una vita, se eri predisposto alla cultura della scarsità, prima un operaio poteva farsi un gruzzolo, dopo aver portato i figli alla laurea e acquistato un alloggetto; ora sono disperatamente aggrappati alla pensione, e devono fare welfare per figli e nipoti. Speculare è la situazione delle classi medie che molto avevano investito sui figli, dando loro Erasmus, università, master. Per una decina d’anni furono orgogliosi delle loro carriere in aziende estere, poi persero il lavoro, non ne trovarono altri. Ora intuiscono quello che attende i nipoti. Saranno una App, guidata da uno smartphone, una pizza cartonata, e pedalare, pedalare”.

Allora apprezzai molto Papa Bergoglio, uomo di execution, quando si concentrò sui “barboni romani”, attraverso l’elemosiniere pontificio. Ricordo che questi, due sere alla settimana, scortato da due guardie svizzere in jeans, da uomo di Chiesa (non da App), distribuiva viveri e bevande ai barboni delle stazioni ferroviarie romane, organizzava servizi di doccia e di barberia per quelli che, autorizzati, dormivano sotto il Colonnato di San Pietro. Nel frattempo, tutti cominciavamo a capire che, causa il modello del Ceo capitalism in essere, gli sconfitti della globalizzazione sarebbero aumentati. Nelle estati di quegli anni registrai la dedizione totale di padre Konrad verso i barboni, ogni giorno, a turno, caricava dieci di loro sul pulmino pontificio, e via per Fregene. Arrivati in spiaggia, i dieci indossavano i costumi pontifici, poi su teli pontifici si sdraiavano sulla spiaggia. Al calare del sole, tutti nel pulmino a rivestirsi (da barboni) e poi in pizzeria per una napoletana e una birretta. Scrissi allora: “Suggerirei alle élite che nei talk parlano con tanta competenza di povertà di andare a Fregene, guardarli, impareranno che lo status di povertà, per noi bianchi, è dato, curiosamente, dal colore della pelle. Un vero barbone è bicolore: le mani e il viso abbronzati dal sole, bagnati dalla pioggia, asciugati dal vento, assumono con gli anni una tinta marrone scuro (la stessa dei madrasi indiani), che poi degrada sul grigio topo, mentre il resto del corpo (sempre coperto) ha il nitore di un neonato”. Fui pure poetico, scrissi: “Lì c’è la loro anima”.

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