Boccia, il ministro sovietico fan del coprifuoco

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Ormai Boccia, il situazionista dietro gli occhialini alla (Groucho) Marx, non si tiene più. Ogni uscita è un petardo di follia condita dalla tipica arroganza del piddino doc. Repetita juvant: fenomenologia – o psicopatologia – del divin ministro. Esordì, forse lo avevate comprensibilmente rimosso, con la pantomima della mascherina appesa a un orecchio mentre la pandemia sconosciuta mieteva vittime: scemetta da avanspettacolo, col “supermanager” che se la rideva, tanto per marcare la ybris: noi stato, noi deep burocracy, possiamo sfottervi perché noi siamo noi e voi non siete un cazzo. Già si capiva come sarebbe andata a finire, con tanto di vittimismo delirante su Twitter: “Ignobile lo sciacallaggio su di me”. Lo sciacallaggio o la pagliacciata?

Da lì in poi, un crescendo rossiniano di creatività per il ministro degli affari regionali e le autonomie, dal cervello si sarebbe indotti a sospettare a volte; redento dal precipitare degli eventi, il compagno mascherina si affezionò alla protezione tanto da tirar fuori dal cilindro una trovata sinistra in tutti i sensi, quella delle ronde con poteri speciali per beccare gli smascherati: una visione talmente inquietante che nessuno osò dare seguito, Conte preferì glissare, Mattarella pare avesse levato gli occhi al cielo, irritato, come junco che aspettava la piena di commenti feroci passasse (il divin ministro intanto non perdeva occasione per tirarsela come sempre da martire).

Ma il meglio, se vi pare, doveva ancora venire e gli occhialini di Boccia non avrebbero tradito. Eccolo inventarsi – perché è roba sua o almeno anche sua – le regioni trasferello, rosso, arancio, giallo: per paralizzarci meglio, senza che nessuno ci capisca una mazza; quindi, in rapida successione, l’allegra profezia, “a Natale molta gente non sarà più viva”, così, a mò di beneaugurio, nell’agghiacciante scongiuro testicolare di 60 milioni d’italiani, femmine comprese, doppiata dalla perla demenziale, far nascere Gesù due ore prima: delirio d’onnipotenza che ovviamente il clero bergogliano s’affrettava ad avallare (poi uno dice non c’è più religione).

Senonché poteva bastare a Boccia divino, rotolante vaneggiante, castrare la prima parte delle feste? Giammai, ed ecco che cosa fatta capo ha: “A San Silvestro, coprifuoco 22: se vogliono farne a meno, dovranno passare sul mio cadavere”. È un’idea, han subito pensato in molti e qui c’è una escalation dal grottesco al comico, dal Maestro Canello fantozziano alla serietà monacale di Toninho Cerezo “che è un professionista” di Vacanze di Natale. A scanso di equivoci, il nostro responsabile degli affari regionali, che ormai mette Boccia su tutto, ha promesso/minacciato: se farete i bravi, potremo togliervi parte delle restrizioni in primavera. Tu chiamalo, se vuoi, megalomane.

A questo punto, chi fermerà il Gramsci del Tavoliere? L’aria diventa elettrica e un ministro non s’addomestica, gli occhiali gli splendono forte la molla è carica: che, un colpetto alla Befana non glielo vogliamo mollare? Non si capisce bene se il divin ministro ce l’abbia con gli italiani: sta di fatto che ormai c’è da trattenere il fiato ogni volta che apre bocca. E adesso cosa dirai per farci ridere un po’ che cosa inventi dicci dicci perché.

Quello che adesso dirò per farvi ridere un po’ non è invenzione ma è la verità ratatta ta rattat ta ratatta tatta tatta ta. Ridere, ma di un riso amaro, amarissimo, che fa malissimo: Boccia, a lasciarlo fare, combina uno strike all’ora – e davvero non si capisce chi possa arginarne le pulsioni da Cecoslovacchia vintage: tra un auspicio di “massima responsabilità” e un velato avvertimento, “molti territori hanno fatto da soli e hanno arruolato gli assistenti civici [le ronde] come dicevo io”, impone austerità comunista “niente allentamenti a tavola” e si porta avanti già scorgendo la “terza ondata”. Boccia, perché lo fai? E il domani diventa mai.

Max Del Papa, 1° dicembre 2020

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