Bologna, direttiva contro i 30 km/h: Salvini archivia la follia dem

Ore contate per la norma voluta dal sindaco Lepore, con buona pace di chi vuole sentire il canto degli uccellini

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Arrivano brutte notizie per chi, a Bologna, vuole trascorrere le sue giornate a sentire il canto degli uccellini. Il ministero di Trasporti guidato da Matteo Salvini ha infatti annunciato una direttiva che punta a modificare il comma 2 dell’articolo 142 del Codice della Strada, per restringere la possibilità di creare zone 30 che siano estese ad interi centri urbani. Un provvedimento mirato a smontare la folle norma voluta dal sindaco dem Matteo Lepore che ha sollevato un polverone nelle ultime ore.

Dopo aver definito “non ragionevole” e “ideologico” il limite dei 30 all’ora introdotto dal primo cittadino di Bologna nell’ambito del progetto “Città 30”, Salvini si è schierato in difesa del diritto al lavoro dei cittadini bolognesi, dato che i problemi rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale. Le immagini dei primi giorni dopo l’applicazione della norma le abbiamo viste tutte: code chilometriche, traffico intasato e disagi incredibili. Senza dimenticare il rumore dei clacson, che ha intaccato l’obiettivo della giunta piddina di ascoltare il canto soave degli uccellini.

Il ministero dei Trasporti ha chiarito in una nota che si sta lavorando “a una direttiva per chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità, con particolare riferimento ai centri urbani e come stabilito dall’articolo 142 comma 2 del codice della strada. L’obiettivo del ministero è trovare un ragionevole equilibrio tra l’esigenza di garantire la sicurezza (che resta una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l’effetto contrario. In questo senso, il Mit ha già portato in Conferenza unificata anche una proposta per limitare l’utilizzo degli autovelox nei centri urbani e controllare limiti sotto 50 all’ora”.

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Da sinistra sono partiti i soliti attacchi contro Salvini, ma la criticità resta. La linea voluta da Lepore è stata stroncata anche da tanti cittadini bolognesi, come testimoniato dalle decine di migliaia di firme raccolte. La sicurezza stradale resta la priorità, ma qui il discorso è diverso: si rischia di creare problemi insormontabili senza un valido motivo. Il confronto tra l’amministrazione bolognese e il Mit potrebbe aiutare a trovare una soluzione, ma il clima è a dir poco rovente.

Nel primo pomeriggio, in una nota ufficiale il Mit ha spiegato che “le zone 30 servono per migliorare la sicurezza in alcune zone delle città, come nelle vicinanze di scuole e di asili” ma “l’allargamento a tutto il Comune” appare “una forzatura che tradisce lo spirito delle zone 30, a maggior ragione considerando che il Mit ha deciso di evitare il proliferare di autovelox in zone con limite fino a 50 km all’ora: gli occhi elettronici devono garantire il rispetto delle regole in strade a rischio e non essere uno strumento vessatorio”. Secondo il ministero guidato da Salvini, “Zone 30 e rilevatori di velocità nei centri urbani devono essere valutati secondo criteri di buonsenso”.

Il leader della Lega si dice disponibile “all’ascolto di tutte le istanze e ragioni degli enti locali”, ma “allo stesso tempo è necessario chiarire alcuni passaggi per evitare fughe in avanti poi stoppate perfino dai giudici, come nel caso dell’obbligo per i mezzi pesanti di dispositivi per l’angolo cieco deciso dal Comune di Milano e poi bloccato. È con questo spirito che il Ministero emanerà una direttiva. Si ricorda, infine, che a proposito di infrastrutture e mobilità la sensibilità politica dell’attuale governo è legittimamente diversa da chi ha guidato il Mit o il Paese in passato e che ora è all’opposizione a livello nazionale”.

Massimo Balsamo, 20 gennaio 2024

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