Cronaca

Bonus cuccia: Cirinnà vuole tenersi i 24mila euro del cane

La piddina di Capalbio ha richiesto i soldi trovati nella cuccia: “Erano nella mia proprietà”

Cronaca

A, uè, uì, il malloppo non va lì; uè, uì, uà, il malloppo a Cirinnà. Incredibile, incorreggibile Monica: non contenta dei ventimila al mese da parlamentare, della tenuta agricola in Maremma, del marito Esterino Montino già sindaco a Fiumicino, adesso reclama pure i soldi del cane. Ricordate? Fu il momento clou dell’estate scorsa, roba di altissimo lignaggio sociopolitico gossipparo: saltarono fuori, come baci, 24 mila euro dalla cuccia del compagno con pedigree, che nessuno sapeva spiegarsi: finì sospettato pure il fratello della compagna piddina, poi condannato per usura (con dovuto sconto di pena in appello); lei, la vestale del genderismo senza razzismo, arrivò a sospettare spacciatori “negri”, nordafricani, di passaggio per la sua sconfinata tenuta.

Battaglia capitalista

Fu un momento durissimo per i Montinnà, abbandonati perfino dalla servitù asiatica, “ingrata anche perché in regola con tutti i contributi” (si vede che per la compagna Monica questo era un surplus di cui esser grati). Rischiò il tracollo, Cirinnà, fu a un passo dallo stramazzare: doveva addirittura farsi la lavatrice da sola, maledetti filippini di merda. E poi i sospetti, vigliacchi, immeritati: manco fosse stata una Giorgia Meloni qualunque. No, dico, ma come si poteva anche solo immaginare che lei, schietta donna di sinistra, protettora del genderismo senza limitismo… “Non so niente, non so chi ce li abbia messi quei soldi nella cuccia del mio Cirinnino, non voglio averci a che fare”. Passa un anno, e li vuole. Perché sono stati trovati in una sua proprietà. Una logica mercadora, borghese e capitalista che avrebbe fatto inorridire Marx, Engels e pure Luxuria, si parva licet.

Beneficenza coi soldi degli altri

Una logica che non trova riscontro il diritto, secondo il gip: le cose ritrovate, se non sono tue, e tu hai giurato e spergiurato che non erano tue, non ti appartengono. E poi, tutt’al più, quei soldi erano di Cirinnino, il cane più ricco dell’occidente globalizzato. Ma niente, Cirinnà non si arrende: gender, cuccia e malloppo, che vita da non morir mai! “Li voglio dare in beneficenza” tuona Monica “al Centro Antiviolenza Olympia (sic!) de Gouges”. Che è assai indicativo di come si consideri la beneficenza dalle parti dei comunisti: sempre coi soldi non loro, per quanto di misteriosa provenienza. Se davvero l’onorevola Cirinnà vuole aiutare il centro antiviolenza, i fondi non le mancano e comunque il buon gusto suggerirebbe di lasciar perdere nel caso specifico. Ma ce l’hai il buon gusto se sei del Pd?

Parabola ideologica

24 mila euro sono un soffio nel vento per una parlamentare (post?) comunista, due anni di vita per un poverocristo che si suppone dovrebbe votarla, anche se comprensibilmente lo fanno in sempre meno: c’era davvero bisogno di sfoderare gli artigli, digrignare la dentatura, tirar fuori gli occhi rotanti che manco il Duce al culmine dell’eccesso e pretendere una mazzetta di banconote che scottavano? Domande inutili: non sarebbero compagni. Tutta la loro polemica, tutto il loro odio verso i ricchi e le cosiddette ingiustizie sociali salgono da una sola ragione: la ricchezza la voglio io – non “anch’io”: proprio io, a costo di farvi fuori tutti – e non lascio indietro manco le briciole, non mi basterà mai e tutto il resto può andarsene sulla forca, i poveri sono il pretesto, la politica il mezzo, l’odio sociale la sublimazione di una cattiveria innata, la virtù parolaia il velo dell’ipocrisia.

Per questo la vicenda apparentemente comica, apparentemente trascurabile dei soldi del cane di una compagna onorevola, viceversa è del tutto indicativa: riassume l’intera parabola di una ideologia. Non è la Cirinnà, sono due secoli di marxismo presunto scientifico, mentre era, e resta, pura cialtronaggine monetaria, anche nelle sue riscritture genderfluid, migranti, climatiche, vaccinali.
Pare che, per il combinato disposto di legge elettorale, mala tempora e campi larghi che si rivelano campi di Agramante, in tutto quell’imbarcare di gente assurda, da Totti a Burioni, perché no la tettona che parla in corsivo, a rischiare sia proprio Cirinnà. Sarebbe la prima cosa giusta che azzecca Letta, ma, essendo giusta, è garantito che non la farà.

Max Del Papa, 5 agosto 2022