Esteri

Booster e picco di morti: Israele non è più un modello

Israele è da sempre considerato il modello da seguire sulla campagna vaccinale, ma qualcosa non torna

Esteri

di Paolo Becchi e Nicola Trevisan

Dal mainstream a tante trasmissioni televisive, dai giornalisti, ai conduttori, Israele era lodato come modello da seguire soprattutto per quanto concerne campagna vaccinale e regole green pass. Una trasmissione in particolare, L’aria che tira, e la rispettabile conduttrice Myrta Merlino, di tweet e campagne mediatiche quotidiane a favore del paese laboratorio di Pfizer per eccellenza (Israele) ne ha fatto parecchie durante tutto il 2021. Qualche esempio.

Improvvisamente però da qualche settimana tutto tace, anche la signora Merlino non parla di quanto sta accadendo in Israele. Motivo? Ve lo spieghiamo! Ma prima è doverosa una nota: come Israele nei dati, degli ospedalizzati e dei decessi, considera la popolazione suddivisa in tre macro gruppi  (link):

1. Vaccinati: coloro che hanno ricevuto 2 o 3 dosi di vaccino ed è passata una settimana dall’ultima dose (due settimane di vaccini moderni) ma è trascorso meno di sei mesi dall’ultima vaccinazione; coloro che sono guariti e successivamente hanno ricevuto almeno una dose di vaccino ed è trascorsa una settimana da quando hanno ricevuto la dose (due settimane con i vaccini moderni)

2. Vaccinati senza validità: coloro che hanno ricevuto 2 dosi di vaccino e sono passati più di sei mesi e una settimana dall’ultima dose e non hanno ricevuto un’altra dose.

3. Non vaccinati: coloro che non hanno ricevuto la prima/seconda dose di vaccino.

I contagiati

Di seguito l’andamento dei contagi normalizzato (x 100 mila) per tipologia di popolazione vaccinata (>20anni), a partire da dicembre 2020 a inizio febbraio 2022. Le linee rappresentano l’avvio delle campagne vaccinale. Notate come in corrispondenza delle varianti, la distribuzione dei contagi si sposta dai non vaccinati (colore lilla), ai vaccinati. Questo accade sia con Delta e soprattutto con Omicron. Notate come la parte di individui positivi nonostante la terza dose cresce a partire da fine novembre. Attualmente siamo fifty-fifty morale: essere vaccinati o meno non cambia nel rischio di contrarre la malattia.

La cosa si nota ancora più chiaramente con il seguente grafico, con il focus negli ultimi mesi, rappresentato nella dicitura “un contagiato ogni “tot” abitanti”; i numeri sono sempre normalizzati sulla tipologia di popolazione vaccinata. Tanto più la curva si avvicina all’asse delle ascisse, tanto più la situazione è peggiorativa. Notate come a partire da dicembre le curve si appiattiscono a confermare come la probabilità di essere contagiati è praticamente la stessa indifferentemente dal numero di dosi somministrate al singolo individuo.

Il picco di contagi giornalieri registrato in Israele è arrivato a toccare valori prossimi ai 250 mila il 19 gennaio scorso e 212 mila il 24 gennaio, per poi assestarsi intorno ai 70/50 mila come in questi giorni di febbraio. Il grafico seguente (normalizzato a 100 mila sulla popolazione vaccinata), fa capire quanto con Omicron siano stati elevati i picchi di contagi rispetto ai mesi passati. Il focus è stato fatto da inizio dicembre ad oggi. Come il grafico precedente si evince in maniera chiara che: essere vaccinati o meno, non fa alcuna differenza.

Con i presupposti e le analisi riportate sopra è chiaro come il green pass non serva a nulla. Non protegge dal contagio e non mette al sicuro gli individui come il nostro presidente del Consiglio e il ministro della Salute hanno sempre più volte rimarcato per giustificare le scelte politiche discriminatorie.

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