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Borseggiatrici, stretta del governo. Ma il Pd difende le ladre incinte

Nuovo pacchetto sicurezza firmato dal governo, ma si accende il dibattito. E il Pd ovviamente difende le delinquenti

borseggiatrici incinte

Giro di vite su truffe agli anziani, agenti aggrediti e rivolte nelle carceri, ma anche sulle borseggiatrici incinte. Nel disegno di legge sulla sicurezza che sarà al centro del Consiglio dei ministri oggi pomeriggio tante norme attese, a partire dalla stretta sulle delinquenti che popolano stazioni, metro e bus. Il governo ha infatti previsto una modifica del Codice penale che contempla il rinvio della pena facoltativo, e non più obbligatorio come è oggi, per le donne incinte e le madri con figli fino ad un anno d’età. Spesso di origine straniera, le ladre non la faranno più franca: niente rilasci immediati, niente impunità. E il Pd? Sta ovviamente dalla parte sbagliata.

Le borseggiatrici possono infatti contare sul sostegno del mondo dem, disposto a tutto pur di attaccare frontalmente il governo. “Eliminare l’obbligatorietà del rinvio della pena per le donne incinte e con figli piccoli, fino a un anno, sarebbe un atto che colpisce in modo grave i diritti dei bambini. Una conferma, purtroppo, dell’assurdità con la quale la destra affronta un tema così delicato per la vita dei minori a cui ci opporremo con tutte le forze, anche in considerazione del fatto che oggi le donne incinte che delinquono vengono inserite in case protette e non vanno libere in giro. Allora perché questo accanimento?”, il j’accuse della responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani e del capogruppo dem in commissione Giustizia Federico Gianassi.

L’esecuzione della pena dovrà sempre e comunque avvenire negli istituti a custodia attenuata e non nelle carceri, ma è già una svolta rispetto alla fiera dell’immunità. Governo irrazionale, la rabbia del Pd: questa è la direzione sbagliata, persino pericolosa. “Davanti a tutto, anche a una pena giustamente comminata, c’è e ci deve sempre essere il diritto del minore a vivere un’infanzia serena e soprattutto lontana dal carcere. Quello che sta succedendo in queste ore è il terribile ribaltamento di questo principio”, l’affondo del deputato Marco Lacarra, componente della Commissione Giustizia a Montecitorio: “E’ un fatto gravissimo che, in assenza di un finanziamento degli ICAM e delle case protette come contraltare, si tradurrebbe immediatamente nella possibilità di vedere decine e decine di bambine e bambini nelle carceri italiane. È inutile allora ergersi a paladini della maternità e della famiglia tradizionale, se poi sceglie di portare avanti politiche così violente e sprezzanti dell’interesse superiore dei minori e delle madri. Continueremo a lottare contro questa proposta barbara in tutte le sedi in cui ci sarà consentito”.

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Oltre al dossier borseggiatrici, l’esecutivo è pronto a mettere in campo misure contro le occupazioni, il pericolo terrorismo, l’accattonaggio e le truffe. Tra le novità più attese l’inasprimento delle pene nei confronti di chi aggredisce un appartenente alle forze dell’ordine: “Nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni, si applica la reclusione da due a cinque anni. In caso di lesioni gravi o gravissime, la pena è, rispettivamente, della reclusione da quattro a dieci anni e da otto a sedici anni”, si legge nella bozza riportata dal Corriere. Previsto un anno e mezzo di carcere per chi danneggia beni dello Stato, da due a sette anni di carcere per le occupazioni abusive (con riconsegna immediata dell’immobile ai proprietari) e da uno a cinque anni di reclusione per chi “organizzi l’altrui accattonaggio, se ne avvalga o comunque lo favorisca a fini di profitto”.

E ancora, multe salate nei confronti di chi non si ferma ai posti di blocco (1500 euro) e misure esemplari nei confronti di chi appoggia rivolte nelle carceri: “Chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, tentativi di evasione, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti, commessi/posti in essere in tre o più persone riunite, promuove, organizza, dirige una rivolta è punito con la reclusione da due a otto anni. Per il solo fatto di partecipare alla rivolta, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. Se il fatto è commesso con l’uso di armi la pena è della reclusione da tre a dieci anni. Se nella rivolta taluno rimane ucciso o riporta lesione personale, la pena è della reclusione da dieci a venti anni. Le stesse pene di cui al periodo precedente si applicano se l’uccisione o la lesione personale avviene immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di essa”.