Forse davvero la misura è colma. Forse davvero è arrivato il momento di non subire più. Di rispondere a tono a chi provoca come un cretino e pretende di consegnarti a una realtà marziana. Forse, lontano da diplomazie che non portano più a niente, è il caso di fare come quel ciclista a Lugo di Romagna che ha mandato a fare in culo, santamente in culo, una troupe del telegiornale di Stato che andava a pietirlo ma anche a compatirlo ma anche a colpevolizzarlo nella rovina generale: lui, uomo capitalista che non crede al riscaldamento globale… E il ciclista è sceso dal sellino, unica cosa rimastagli per sopravvivere nel fango, e li ha investiti: “Ma vi pare possibile che in due giorni che piove si allaga una regione da Bologna e Cesena? Ma vergognatevi! Ma levatevi dal cazzo, sciacalli!”. Così.
Forse davvero non è più il caso di lasciarla passar liscia a parassiti, imbroglioni, teppisti. Quel ridicolo di attivista climatico, cosa ci sia di attivo non si sa, che ridacchiava tutto fiero alla notizia che la loro impresa, la solita merda stavolta nella Fontana di Trevi, costerà, tanto per cominciare, trecentomila litri d’acqua; e non è detto che serva. Vedi un po’ la sensibilità climatica. L’uomo senza qualità, tutto contento d’esser finito nel reality televisivo prima di approdare, chissà, al reality piddino. A questa gente va risposto a brutto muso, come fa Capezzone. Come dovremmo fare tutti noi, dentro o fuori un talk show. Definirlo per quello che è, col nome che merita. A brutto muso. I modi poi si possono scegliere. C’è il citazionista “ma perché ridi tanto?” di Trinità al ristorante francese; c’è il più ruspante, ma non meno sofisticato, a saperlo inquadrare, “che cazzo te ridi?” da er Monnezza. L’importante è non lasciargliela passare. Non più. E se occorre essere triviali, ebbene sia, memori dell’insegnamento di Frank Zappa (poi provate a dire che non siamo colti): “A volte è la realtà ad essere volgare, al punto da non poterla spiegare se non con volgarità adeguata”.
Il disprezzo che meritano questi cialtroni. La noncuranza dell’arredo urbano, inteso come maniera, come perbenismo borghese. Con questi non funziona, e non vale la pena. Vanno stanati perché vengono per provocare ed è giusto che escano “con le ossa rotte” (nel suo piccolo, chi scrive lo fa ogni rara volta che in tivù ci capita: e i commenti di lettori ed amici, sei stato troppo brutale, sono medaglie al valore: basta saperlo). Non meritano miglior rispetto i politicanti gesuiti, non ne merita il sindaco Gualtieri che su Twitter finge di rammaricarsi: “300mila litri d’acqua, speriamo i danni non siano irreparabili”. Speriamo? E perché non fai i nomi, perché non dici che questa feccia pseudoclimatica è roba tua, roba vostra, che li coccolate, che li allevate nell’impunità? Solo a Roma, capitale della bellezza artistica del mondo, già decine di episodi rovinosi, l’ultimo alla Barcaccia un paio di settimane fa: come cazzo si spiega, come si può accettare che un luogo sacro come la Fontana di Trevi venga lasciato incustodito al punto da consentire a una dozzina di “attivisti” di grufolarci dentro? In Comune non sanno quello che fanno o, ed è perfino peggio, lo sanno. Abbastanza, in entrambi i casi, per defenestrare sindaco e giunta, al completo, via, un bel volo dalla finestra. Metaforico? Ma sì, metaforico, come vi pare, basta che vadano fuori dalle balle.
Per approfondire:
- Alluvione, i dati che smentiscono i catastrofisti del clima
- Franco Prodi sbotta: “Crisi climatica colpa dell’uomo? È una bufala”
- Alluvione in Romagna, chi sono i responsabili morali
Se invece che il carbone vegetale, vegetale un par de palle, qualcuno ci scarica l’antrace? Se ci fanno saltare una carica di tritolo, per “salvare il pianeta”? Già è sorprendente che i soliti possano prendere in ostaggio, ogni santo giorno, migliaia di automobilisti e nessuno li prenda a bastonate; che possano rovinare i capolavori che vogliono, sotto gli occhi rassegnati di chi non sa intervenire; che rivendichino il diritto di sfasciare le auto, in attesa di passare ai corpi viventi (succederà, vedrete: e prima di quanto immaginiate). In più, vanno a vantarsene con il broncetto rivolto alla telecamera, ah, chi se ne frega, io le multe non le pago. Io faccio quello che voglio. Ecco, è questa religione del faccio quello che voglio a non dovere più essere accettata. Siccome le istituzioni di controllo controllano solo i poveri cristi, i miti, gli inermi, sarà il caso di ricordarci che, da privati cittadini, possiamo diventare tutori della sicurezza in assenza di alternative attuali. Della sicurezza e prima ancora della dignità. Della decenza.
Trecentomila litri d’acqua per la Fontana di Trevi, altrettanti per la Barcaccia, 5 tonnellate per Palazzo Vecchio: nel nome della sostenibilità ambientale, del risparmio energetico, del pianeta da salvare. Ma ve ne volete andare affanculo? Ma possiamo anche dire che i 300 miliardi l’anno per i prossimi 30 anni, sprecati per il Green New Deal di Ursula, lo diceva ieri Franco Battaglia proprio qui, sono una follia abissale con la faccia di una ragazzina in treccine, disagiata ma prepotente, viziata e contenta di prestarsi alla più infame delle propagande? Ma vogliamo dirlo che questa dittatura a Matrioska, una dentro l’altra, per farci vivere in un inferno di feti chimici, di carni chimiche, di fiche comperate con la carta di credito, di africani o del Bangladesh al posto di Shakespeare, Dante o Leopardi (era protoliberale, è “fascista pure lui”) è qualcosa da non accettare oltre?
Ma che razza di paese è mai questo? Al Salone del Libro impediscono a un ministro di parlare, di presentare un libro neutro sul padre, e la sinistra teorizza il diritto-dovere di aggressione, di censura sovietica, di repressione dell’espressione. E fanno pure le vittime. Ovunque ci sia gentaglia potenzialmente eversiva, vandali, teppisti, anarcoidi sentimentali, pregiudicati, stupratori più o meno extracomunitari, rapinatrici rom, la sinistra è lì, pronta a difenderli. A dare addosso alle vittime. La destra? Diciamola come va detta: lascia fare, lascia passare, ormai ha adottato gli stilemi degli altri, si comporta come Fantozzi quando viene umiliato dal megadirettore: com’è umano, lei. Ma c’è un limite perlomeno fisiologico, come insegnava Foucault: il corpo, passata una certa misura di violenza, si ribella inconsapevolmente. Ci pisciano in testa e dicono che piove. Ci rinchiudono per due anni e se ne vantano. Ci impediscono di parlare, come ha proclamato la Murgia. Faccia lei, ma le sia chiara una cosa: tu a casa tua puoi fare quello che vuoi, su chi vuoi. Fuori, no.
Così vale per i Lagioia, i Saviano, i climatisti e chi li sostiene, inclusi quei quattro propagandisti da Che tempo che fa, virologi o climatologi che nella loro prepotenza fasciocomunista si appellano alla scienza, e la scienza non li conosce, non ha mai avuto il dispiacere di trovarseli davanti.
Max Del Papa, 22 maggio 2023