Non si può manifestare, a meno di non essere antifa oppure inginocchiati Black lives matter, ché ai loro corpi santi il Covid fa un baffo. Né si può quasi fornicare, o almeno lo si dovrebbe fare seguendo le linee guida del sesso pandemicamente corretto a cui sta lavorando Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano. Ci hanno imposto mascherine sulla cui utilità tutta la comunità scientifica discute, ma anche qui solo se non sei un invitato al party di nove giorni a Villa Doria Pamphilj (neppure il fondatore di Playboy, Hugh Hefner, li organizzava così lunghi) dove invece ci si stringe la mano rigorosamente a volto scoperto.
Lasciateci almeno il diritto di criticare il governo e di sapere che esistono nel Paese forze politiche che vorrebbero fargli tirare le cuoia. E invece no. Sembra che stare all’opposizione sia una condotta moralmente riprovevole, un gesto che qualifica chi lo mette in pratica o anche chi osa semplicemente annunciarlo a metà tra l’untore e il buzzurro: l’opposizione come delitto sanitario ed estetico.
Una pressione quotidiana che esercitano, tutti i dì feste incluse, i giornali del regimetto (ma poi forse neanche cosi “etto”) piddopentastellato, in cui però il bastone del comando pare più nelle mani del “partito romano”, la cui formula chimica è Qbd (Quirinale Burocrazia DeepState), più sostegno esterno del Vaticano. Oggi ad esempio su uno dei giornali del regimetto, che non per caso sono anche quelli del partito unico del virus, La Stampa, Marcello Sorgi, il gran cerimoniere del partito romano, dopo aver scritto peste e corna di Matteo Salvini conclude che egli, avendo intercesso con Viktor Orban, non avrebbe più motivo di “stare all’opposizione e di rifiutarsi di collaborare con il governo nella nuova emergenza”.
Ma se Salvini è cosi tanto una ciofeca, perché lo volete con voi? La stessa domanda andrebbe rivolta a Giuseppe Conte, che non passa giorno senza insultare l’opposizione e cercare di dividerla, però subito dopo la vuole collaborante. Mai si è visto un governo dotato in teoria di una propria maggioranza, implorare così continuamente l’aiuto della minoranza: un appello in politica contro natura, visto che chi detiene il potere tende a non cederlo agli altri.
A meno che Conte non sia convinto o sia stato convinto da qualcuno che la collaborazione di Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sarebbe più simile a una sottomissione, cioè a un sostegno diretto o indiretto senza nulla di sostanzioso in cambio. Allora sì, che si capirebbe: quale capo di governo non sogna di essere privo di opposizione? Come l’imprenditore che, diceva Luigi Einaudi, è il primo nemico della concorrenza, perché vorrebbe essere il monopolista del suo settore, così in politica. E Conte non ha tutti i torti a anelare a qualcosa del genere: in fondo, nella prima fase della emergenza, l’opposizione si era effettivamente eclissata senza ottenere nulla in cambio, quindi logico che egli pensi il miracolo possa ripetersi.
Nonostante le tendenze attovagliatrici presenti in alcuni esponenti dell’opposizione (in Italia le rivoluzioni cominciano in strada e finiscono a tavola, diceva Leo Longanesi) per il momento le sirene sembrano siano state scacciate, almeno da Lega e da Fratelli d’Italia. I quali benissimo hanno fatto a lasciare l’aula in segno di protesta verso un esecutivo che ha prima nascosto il virus, poi l’ha sottovalutato, quindi ci ha incarcerato tutti senza passare dal Parlamento (e in Ungheria non sono più sottomessi come invece ancora noi allo stato di emergenza), infine ha mandato virologi nelle tv di regime pubbliche e private a tifare “forza virus” e ora, di fronte alla pandemia economica, si chiude per nove giorni in un party a metà tra Playboy e Bildberg, rimandando qualsiasi intervento strutturale a dopo l’estate, quando saremo tutti morti.
Si capisce che Conte voglia usare i corpi di Salvini e Meloni come scudo nei confronti dei forconi che arriveranno, o più ingenuamente pensi che Lega e Fdi possano controllarli. Ma, nonostante i richiami a sedersi a tavola del governo, provenienti dall’eterno, trasformistico e consociativo, potere romano, i nostri sanno benissimo che il momento in cui smettessero i panni dell’oppositore il vuoto verrebbe immediatamente riempito e i loro consensi finirebbero a picco. Dopo gli Stati generali c’è sempre la ghigliottina per chi li ha organizzati: ma non credo che Salvini e Meloni vogliano perdere la testa.
Marco Gervasoni, 17 giugno 2020