Ora, ribadendo che continuo a ritenere del tutto insensato l’attacco russo all’Ucraina, le cui responsabilità ricadono tutte su chi lo ha deliberatamente scatenato, ciò non dovrebbe però impedirci di analizzare con equilibrio e moderazione ciò che avviene sui fronti di guerra e su quelli ancor più complessi della diplomazia. Tutto questo, raccogliendo l’auspicio di Biloslavo, proprio per evitare di trasformare la nostra informazione in una sorta di grancassa propagandistica al servizio dei governi di turno. Cosa che, ahinoi, abbiamo potuto drammaticamente sperimentare con il pasticciaccio brutto di una pandemia che ancora oggi ci viene raccontata dalle grande stampa nazionale come qualcosa di simile alla peste bubbonica, quando sin dai primi riscontri era più che evidente che il Covid-19 rappresentava un serio pericolo solo per le persone molto fragili sul piano immunitario.
D’altro canto, a beneficio di chi intende bersi le pozioni tossiche di una informazione a senso unico che sembra voler ingigantire a dismisura il pericolo Putin, dipingendo il dittatore russo come una specie di Gengis Khan del terzo millennio, vorrei segnalare che la differenza tra un Paese libero a un regime dittatoriale è proprio la presenza di una stampa indipendente. Una stampa indipendente la quale, prima di giudicare i fatti, ponga le domande giuste, esprimendo dubbi e critiche senza fare sconti a nessuno. Una stampa indipendente che, in ultima analisi, più che “formare” l’opinione pubblica, si limiti ad informare i cittadini nel modo più ampio ed esauriente. Sotto questo profilo, in tutta onestà, proprio non saprei dove collocare buona parte dell’informazione italiana.
Claudio Romiti, 5 aprile 2022