Buono scuola, perché è necessario anche per chi va alle paritarie

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Suor anna scuole paritarie

Da sempre vado affermando che chi dedica la propria vita alla politica e lo fa in modo intellettualmente onesto guarda agli interessi di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno un’idea politica diversa, senza guardare agli interessi della singola parte. Questa onestà intellettuale emerge soprattutto quando si affrontano temi che riguardano i cittadini più fragili e i giovani, con il loro bisogno di formazione, sono da considerare come tali. Questo mio pensiero trova spesso conferme dalla vita politica, in diverse occasioni, l’ultimo esempio è la proposta di introduzione, nella Legge di bilancio, dell’articolo 101/bis che così recita: “(Misure straordinarie a sostegno del servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie); 1. I comuni, nell’esercizio della propria autonomia regolamentare, in deroga all’articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, possono l’esenzione dall’imposta municipale propria gli immobili rientranti nelle categorie catastali B/5, ovvero delle scuole paritarie del sistema nazionale di istruzione di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62, sede di asili nido, scuola per l’infanzia e scuola primaria che svolgono un servizio pubblico di istruzione.”

Ecco, io ringrazio gli onorevoli Gusmeroli, Centemero, Bagnai, Cavandoli, Frassini, Barabotti, Cattoi, Ottaviani per aver proposto l’introduzione dell’articolo citato. Sia chiaro: questo ringraziamento non è a titolo mio personale ma è un ringraziamento che io faccio a nome dei cittadini che attendono risposte concrete sul fronte della formazione. Certamente il fronte Imu è uno dei fronti che più creano forti preoccupazioni ai gestori delle scuole paritarie, perché la richiesta del pagamento dell’Imu sarebbe il colpo finale che porterebbe alla chiusura delle paritarie, è chiaro. Tuttavia quello che è importante sottolineare, ancora una volta, è il motivo per il quale gli istituti paritari dovrebbero essere esentati dalle verifiche Imu, ossia il carattere pubblico del servizio da loro erogato. Questo principio rimane il passaggio fondamentale, da esso non si può prescindere. Ed è altrettanto chiaro che da questo principio scaturiscono tutti gli altri passaggi da compiere in tempi brevi, primo fra tutti il buono scuola, a sostegno delle famiglie che scelgono per i loro figli una scuola pubblica paritaria.

I numeri definiscono perfettamente la questione: 347mila alunni dalla scuola primaria al liceo, 422.357 alunni all’infanzia. Senza il buono scuola, l’epilogo sarebbe perdere quei 347mila allievi e chiudere (con costi ben maggiori per lo Stato) o chiedere loro rette da 7mila euro e diventare, così, scuole elitarie, cosa a cui i gestori non vogliono assolutamente arrivare. Rimango fiduciosa nei confronti dell’azione del governo che si è sempre dimostrato attento e sensibile al tema del pluralismo educativo e della garanzia piena ed effettiva del diritto alla libertà di scelta educativa dei genitori: come tutti sappiamo, la proposta del buono scuola viene proprio dal governo. Non solo: rimango fiduciosa anche nei confronti dell’azione delle forze politiche che sono all’opposizione e che si sono in più occasioni dimostrate favorevoli alla proposta del buono scuola, proprio in ottica di grande responsabilità nei confronti dei bisogni reali dei cittadini e dei loro diritti.

Su questa duplice fiducia andiamo avanti, facendo affidamento ad una classe politica responsabile e seria. O si fa l’Italia o si muore. Se si vuole salvare il pluralismo educativo, quel poco che è rimasto, o lo Stato interviene con misure di sostegno alle famiglie tutte, si badi: non alle scuole, oppure, per poter proseguire con l’opera educativa, i gestori delle paritarie dovranno chiedere rette pari a 7mila euro, cifra che poi non è altro che il costo medio studente, così come è calcolato annualmente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nessuno racconta frottole: i dati tornano tutti perfettamente. Pertanto chi afferma che non bisogna dare i soldi ai preti e alle suore si studi bene i dati e documenti. Prima di tutto, legga la Costituzione.

Suor Anna Monia Alfieri, 13 novembre 2024

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