C’è una donna, che può stare simpatica o meno, che si chiama Michela Murgia che, in una sua intervista dolente e toccante al Corriere della Sera rivela che gli rimangono “mesi di vita”. Aggiunge anche che, a differenza di altre persone, la sua non è una battaglia contro il cancro perché è consapevole del fatto che il tumore la sta divorando ed è quindi destinata a conviverci. Sempre in questa intervista, oltre alla dignità con cui sta gestendo la sua morte, emergono anche delle polemiche nei confronti della destra, ma è giusto così: morire con le proprie idee, seppur diametralmente diverse dalle mie, è sicuramente qualcosa di nobile.
Chi ci segue ricorda quante volte l’ho criticata, ma in questi momenti le polemiche finiscono in secondo piano. Chiunque abbia letto la sua intervista dovrebbe semplicemente tacere e così ha fatto la politica che, da destra a sinistra, ha dimostrato di avere l’intelligenza di non cavalcare la straordinaria testimonianza della Murgia.
Se c’è qualcuno, probabilmente afflitto da un evidente fobia di non essere protagonista, quello è Roberto Burioni che nel suo magazine Medical Facts non riesce a trattenersi dal dire la propria. Lo fa peraltro dicendo delle banalità: “Sconfiggere malattie, anche gravi, è possibile. Per ora ci riusciamo solo per pochi ma prima o poi riusciremo per molte persone”.
Insomma è riuscito, ancora una volta, a mettere il suo ego al primo posto. Dopo averci abituato ad una sua onnipresenza televisiva durante la pandemia, non accetta di non essere il protagonista nemmeno di fronte alla dignità di una donna che intende affrontare la morte coraggiosamente. Vi pare normale che un virologo come Burioni si debba impicciare anche di cose di questo tipo? Questo ci dà il senso, ancora una volta, di quello che è successo durante il lockdown durante il quale personaggi come Burioni erano visti come oracoli.
Nicola Porro, 8 Maggio 2023