Sebbene il fatto non sia assolutamente di rilevanza nazionale, tuttavia esso merita di essere raccontato, rappresentando in concreto un emblematico esempio di ordinaria follia burocratica. La cosa riguarda il quartiere San Sisto di Perugia nel quale una meritoria associazione privata, fondata per commemorare un giovane morto in un incidente stradale nel giugno del 2020, ha da tempo preso in concessione dal Comune la gestione di un frequentato parco pubblico. Ebbene, dopo aver presentato un progetto di riqualificazione del medesimo parco verde, elaborato e finanziato dalla stessa associazione, ai primi di agosto è partito il relativo cantiere il quale, con l’installazione di giochi e attrezzature per bambini e famiglie, oltre ad un costoso impianto di irrigazione, avrebbe dovuto riconsegnare il parco alla cittadinanza nei primi giorni del mese di ottobre.
In effetti, ad osservare da vicino i lavori eseguiti, sembra che il progetto sia stato completato, a parte qualche piccolo dettaglio. Solo che a circa tre mesi dal termine di tali interventi, tutto tace. Il parco, oltre ad una porzione di un parcheggio adiacente che serve una scuola elementare, è rigorosamente transennato, senza uno straccio di cartello che ne spieghi la ragione. Silenzio assoluto. Poi, casualmente, mi sono imbattuto in loco nell’assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente di Perugia, Otello Numerini, il quale stava supervisionando alcuni interventi di manutenzione stradale. Ne ho approfittato, dopo aver manifestato un certo stupore per una situazione abbastanza misteriosa, per ottenere qualche informazione in merito. La risposta, espressa in tono assolutamente garbato, sarebbe comunque da incorniciare, in quanto rappresentativa di un sistema eufemisticamente ingessato.
In sostanza, pur avendo confermato ciò che si può dedurre ad un primo sguardo, il collaboratore del sindaco di Perugia Romizi – che durante il Covid ha spesso indossato la stella di sceriffo, essendo stato uno dei primi cittadini chiudere senza indugi l’accesso ai parchi pubblici – mi ha spiegato che la presenza di alcuni cumuli di terra (come si vede nella foto) impedisce la riapertura al pubblico della più frequentata zona verde del quartiere. A quel punto, da semplice cittadino, gli ho palesato un certo disappunto per un problema apparentemente semplice, come quello di portar via qualche tonnellata di terra di risulta. Ed ecco che mi sono trovato di fronte all’impersonificazione di Roy Batty, il famoso replicante di Blade Runner, quando inizia il suo monologo finale con il suo celebre “ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”.
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Infatti, il buon Numerini, piuttosto risentito, ha tenuto a spiegarmi in premessa che a noi comuni cittadini spesso sfuggono cose, legate ai lavori pubblici o di pubblico interesse, di cui non abbiamo la minima immaginazione. Tant’è che, proprio in merito alla questione della terra in oggetto, le cose sembrano lunghe e complicate. Prima di poter togliere i cumuli di terra di risulta, occorre che essa venga valutata attraverso una sorta di analisi piuttosto complessa, per poter essere spostata rispettando tutte le norme a riguardo, così come accade per molte altre analoghe procedure. Giammai che ci venisse in mente di gettare quei 4 cumuli di terra in qualche terreno abbandonato. Sarebbe qualcosa di burocraticamente catastrofico. E così, dopo aver promesso di sollecitare la “pratica”, il nostro assessore ci ha fatto scoprire l’importanza fondamentale di una valutazione tecnico-scientifica anche per poter rimuovere un po’ di comune terra da un parco pubblico. Parco pubblico che, alla soglia del nuovo anno, continua ad restare rigorosamente sbarrato in ossequio al Dio onnipotente delle norme burocratiche. Nel frattempo gli stessi cumuli stanno perdendo di volume, dato che madre natura, infischiandosene altamente delle stesse norme burocratiche, coi suoi metodi informali a base di pioggia e vento sembra voler risolvere il difficilissimo problema.
Claudio Romiti, 2 gennaio 2024
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