Un pensionato di 68 anni, Giuseppe G., residente a Pordenone, si trova a dover restituire 15.500 euro di pensione all’Inps a causa di un errore burocratico. Superando le prescrizioni della Quota 100, che gli impediva di lavorare per cinque anni dopo il pensionamento, l’uomo ha accettato un lavoro occasionale per sistemare gli scaffali di un magazzino, guadagnandone soltanto 30 euro.
Quota 100, ma senza poter lavorare
La Quota 100, introdotta da Salvini, offriva a Giuseppe la possibilità di andarsene in pensione dopo 42 anni di lavoro nel settore del commercio. Tuttavia, nel settembre 2020, un amico gli ha chiesto un piccolo favore. Nonostante fosse consapevole delle restrizioni, Giuseppe è stato convinto dall’ufficio amministrativo del magazzino che il lavoro rientrava nelle eccezioni permesse. In buona fede, accettò di lavorare due ore e 20 minuti, suddivise in due giornate, per un totale di 30 euro.
Lavora 2 ore, deve ridare all’Inps 15mila euro
Sfortunatamente, ad inizio 2021, un avviso dell’Inps lo informava che aveva violato le regole della Quota 100 e avrebbe dovuto restituire l’intera pensione percepita nel 2020, pari a 15.500 euro. La notizia ha lasciato Giuseppe esterefatto e, nonostante sia tornato all’Inps a cercare spiegazioni, la risposta è stata chiara: deve pagare.
Burocrazia canaglia
L’unico sollievo è venuto dal fatto che l’Inps ha permesso una rateizzazione del debito, il che produrrà una decurtazione di 180 euro dal suo assegno mensile. Mentre Giuseppe sta cercando di districarsi da questa complicata situazione burocratica con l’aiuto di un avvocato, la sua storia serve da monito per chiunque sia tentato da un “lavoretto” in pensione, non importa quanto piccolo o insignificante possa sembrare. La burocrazia non perdona.
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