Si tratta del terzo incidente nel giro di quattro mesi. È questo lo scenario horror che sta riguardando i bus elettrici Yutong della società La Linea (l’azienda cinese che produce questo tipo di veicoli e che ne è la numero uno al mondo), lo stesso modello coinvolto nell’incidente a Mestre dello scorso sabato e la stessa azienda del pullman caduto da un cavalcavia nella città veneta. In quest’ultima, il tragico incidente ha provocato la morte di 21 persone (di cui 9 ucraini), nonché il ferimento di 15 passeggeri.
Il secondo caso, invece, si è verificato l’altro ieri, quando un bus di linea si è schiantato mentre stava percorrendo Via Carducci, causando il ferimento di 13 persone. Ed infine, ecco che è arrivato pure il terzo caso, temporalmente antecedente rispetto ai primi due, ma pubblicato dai quotidiani solo in queste ultime ore.
Dopo Mestre, altro incidente
L’accaduto, infatti, risale allo scorso 16 giugno, lungo la statale Romea, quando un veicolo elettrico tamponò un tir. Nell’impatto non si registrarono feriti, ma particolarmente importante fu la motivazione offerta dall’autista, che poi non si vide rinnovato il proprio contratto a termine al momento della sua scadenza. Secondo il guidatore, infatti, si sarebbe verificato un problema al sistema di frenata assistita del mezzo, che invece di rallentare avrebbe avuto un’accelerazione. Dagli accertamenti e dalle perizie, tuttavia, non sarebbe emerso alcun guasto.
Un caso, però, che è sembrato essere prodromico rispetto ai due incidenti verificatisi nelle ultime due settimane. Da qui, c’è un minino comune denominatore, rappresentato proprio dalla presenza – in tutti e tre i casi – di un pullman elettrico. Dopo l’ultimo fatto del 14 ottobre, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha scelto di sospendere l’utilizzo di tutti i pullman elettrici in via precauzionale.
Una decisione che però non è condivisa da Massimo Fiorese, ad della società La Linea, il quale ritorna sul secondo incidente di Mestre, dove il conducente ha dichiarato di avere “visto tutto bianco”. L’ad va sulla difensiva: “Io non voglio polemizzare con il Comune, ma se il conducente dell’incidente di sabato sera si è sentito male, come pare certo dato che lui stesso ha detto di aver visto tutto bianco, che cosa c’entrano gli autobus? Si prenda atto che è stato un malore. Perché arrivare alla scelta di sospendere il servizio?”. Fiorese ricorda poi come per “trent’anni non sia accaduto nulla, voglio dire: mai un incidente grave. In pochi giorni questi due incidenti. È una coincidenza sfortunata, gli autobus sono sicuri”.
Uno scenario che, però, è ben diverso dalla tragedia che ha provocato 21 morti. In questo caso, l’autopsia parla chiaro: Alberto Rizzotto, l’autista della strage del 3 ottobre, non ha avuto un malore. Per Fiorese, “la procura sta facendo tutti gli accertamenti e io non voglio intervenire. Dico solo che tutti i dati tecnici registrati in tempo reale sul funzionamento dell’autobus sono disponibili e potranno aiutare a capire”.
I dubbi sui bus elettrici
Relativamente alla tragedia del bus caduto dal cavalcavia, però, tra i primi a destare sospetti circa il corretto funzionamento delle batterie elettriche è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, secondo il quale (dopo aver parlato con esperti del settore), proprio le batterie elettriche prenderebbero fuoco più velocemente.
Per approfondire:
- Mestre, parla l’esperto: “Ci sono due problemi per i veicoli elettrici”
- Mestre, spunta il video: ecco il bus che cade dal cavalcavia
Sulle colonne di questo sito, per di più, avevamo riportato l’intervista all’Ad di Aisico – tra le eccellenze italiane nei crash test e nelle prove di impatto dei veicoli contro barriere di sicurezza stradali e attenuatori ferroviari – il quale delineava chiaramente come vi fossero due elementi che vanno a giocare a svantaggio dei bus elettrici: l’altezza ed il peso. “Nessuna barriera al mondo – affermava l’Ad – potrebbe contenere questo tipo di mezzi”, in quanto “hanno un baricentro talmente alto che appena sbattono contro la barriera si ribaltano”. Da ciò, poi, derivava anche la maggiore difficoltà nello spegnere gli incendi in caso di incidente.
Insomma, tre casi di veicoli elettrici dove si teme un malfunzionamento del veicolo. Sono solo coincidenze? Ancora presto per dirlo, visto che la Procura ha appena aperto un fascicolo. Nel frattempo, però, il primo cittadino di Venezia ha voluto giocare d’anticipo. E adesso i bus con motore elettrico sono fermi ai box.