Contrordine compagni e presunti liberali: la grande coalizione che avrebbe dovuto sbaragliare il centrodestra e risollevare il Paese non si farà. Bye bye “agenda Draghi” e tutte le belle parole di questi giorni. I cronisti di centrosinistra dovranno raccattare litri di bava diligentemente spalmata in lode del patto tra Pd e Azione. L’asse Calenda-Letta non c’è più. Il leader di Azione l’ha mandato a farsi benedire dopo che i dem hanno allargato la coalizione anche a Verdi, Sinistra Italia e Di Maio.
Avete presente quando vi raccontano che la sinistra pensa ai problemi della “ggggente“, che è pronta a dare al Paese un “governo”? Ecco, non ci credete. Non dopo questo spettacolo. Da una settimana siamo lì appesi a Carlo Calenda, che poi elettoralmente ancora non pesa un fico secco, pensavamo di aver chiuso la questione col documento firmato dai due leader e invece oggi siamo punto e daccapo.
Calenda annuncia lo stop all’alleanza con il PD #comeungattointangenziale #mezzorainpiu pic.twitter.com/GPjdOLYfSU
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) August 7, 2022
Dopo gli accordi firmati ieri al Nazareno con sinistra ed ex Cinque Stelle, Calenda era caduto in una sorta di soporifero silenzio. Strano, per uno dal tweet facile. Oggi s’è presentato da Lucia Annunziata su Rai3 ed ha comunicato “la decisione più difficile della mia vita” (immaginiamo). In sintesi: l’alleanza di Letta è una “ammucchiata di chi dice no a tutto”, una “coalizione fatta per perdere”, e poi “da Enrico mi aspettavo qualcosa in più” perché qui “manca la coerenza”. Insomma: Carlo da Twitter non ci sta. Forse sentirà Renzi, ma i due – si sa – non si pigliano. Emma Bonino, invece, probabilmente resterà con i dem. Questo costringerà Calenda a raccogliere le firme per presentare le sue liste, non avendo più l’appiglio di +Europa. Agli italiani, invece, non resta che la trama di una soap opera Rai di bassissimo livello.
Il finale rallegra il centrodestra e sotterra il centrosinistra. Letta ora dovrà gestire una coalizione con chi non approva l’operato del governo Draghi, nonostante abbia chiuso all’accordo con il M5S proprio per la decisione di Conte di farlo cadere. Azione invece si ritrova col cerino in mano, e solo il tempo ci dirà quanto pesa davvero l’ex ministro alle urne da solo o con Renzi (che alzerà il prezzo). In sintesi, in una settimana a Calenda è riuscito un miracolo: rottamare il Pd e la sua (di Carlo) credibilità.
Franco Lodige, 7 agosto 2022