Non usa mezzi termini, Massimo Cacciari: l’applicazione del green pass così come è fa ridere. O meglio, è tecnicamente “penosa”. Lo ha detto il filosofo ieri sera in diretta a Otto e Mezzo, ospite di Lilli Gruber. In studio era presente anche Evelina Christillin, presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie. Riportando il suo “piccolo caso”, la Christillin si è detta favorevole al lasciapassare perché “da quando c’è il green pass abbiamo il +33% di gente che viene al museo e si sente rassicurato”. Un’obiezione che ha fatto subito saltare Cacciari sulla sedia, stufo delle irrazionalità con cui il passaporto verde viene usato in Italia per governare la vita dei cittadini. “Non stiamo a tirare fuori il discorso sulle norme – ha spiegato il filosofo – per cui io devo avere il green pass per andare in prima, da solo, su un vagone da Venezia a Roma, e poi invece senza green pass in un treno regionale assembrato a strati come in metropolitana”.
Uno strabismo normativo del tutto “penoso”, ripete Cacciari, secondo cui “ormai siamo al delirio”. “Abbiate pietà di me”, ha detto agli ospiti in studio, chiedendo di ammettere che quanto sta accadendo a livello di legge sia quantomeno strano. Basti pensare che presto il governo si troverà di fronte ad un problema mica indifferente: “Per legge lo stato di emergenza può durare solo 12 mesi, rinnovabile per altri 12 mesi. Voglio vedere come lo rimettono in vigore dopo due anni. Se lo fanno, diventerà uno ‘stato di eccezione””.