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Cacciari ha ragione: diteci quando finirà l’emergenza

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Massimo Cacciari continua a ripeterlo a reti unificate: occhio, perché tra tre mesi o poco più scade lo stato di emergenza per il coronavirus e prorogarlo non sarà così semplice, come fatto sinora prima da Giuseppi (contestato dai più) e poi da Supermario (criticato solo da una sparuta minoranza): il 31 gennaio il decreto non sarà rinnovabile per alcuna ragione al mondo. Fine, basta, raus. Si potrebbe istituire un altro stato di emergenza, nuovo di zecca, certo, ma forse allora è almeno arrivato il momento di discuterne.

 

La data potrà apparire lontana, ma in realtà è sin troppo vicina. Il 31 dicembre il governò potrà prolungare l’agonia di un altro mesetto. Ma poi basta. La legge, o meglio un decreto legislativo del 2008, il numero 1, che disciplina il Codice della Protezione Civile, su questo punto parla chiaro: all’articolo 23, comma 3, precisa che “la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”. Tradotto: massimo massimo, se proprio non si riesce a farne a meno, non si possono superare i 24 mesi consecutivi. Il che significa, nel caso italiano, non oltre il 31 gennaio. Due anni esatti dopo il primo caso di Covid a Roma: ricordate i due pazienti cinesi scovati in hotel?

Ecco. Da quel giorno di acqua sotto i ponti ne è passata. Sono stati inventati i vaccini, il green pass, abbiamo alternato limitazioni e timide riaperture. E adesso? Cosa vogliamo fare, quindi? Se fino ad oggi opporsi al rinnovo sine die dello Stato di emergenza era considerato alla stregua di un atto sovversivo, a gennaio qualcuno dovrà pure ascoltarci. Se invece non si vuol dar retta a noi, almeno state a sentire il professor Cacciari, secondo cui se si arrivasse ad un ennesimo via libera si passerebbe dallo “stato di emergenza” (che può capitare) allo “stato di eccezione” (che diventa strutturale), cioè ad una condizione in cui il cittadino perde ogni libertà e lo Stato non trova più limiti od ostacoli alla sua azione.

Visto che il sottosegretario Sileri, insieme ad altri, parla già di estendere il green pass fino all’estate del 2022, allora è forse il momento di valutare attentamente il da farsi. Se è questo l’intento, infatti, stando a decreti, dpcm, lacci e lacciuoli, non si può immaginare un lasciapassare invernale senza un nuovo stato di emergenza. Tecnicamente si può anche fare, sia chiaro, ma richiede almeno un dibattito. Se non sui giornali, fatelo il Parlamento: parlate di quando finirà questa pandemia; di quando non vivremo più in semilibertà; di quando non dovremo più mostrare un lasciapassare per godere dei piaceri della vita. I numeri dell’epidemia per ora sono confortanti. Se il governo intende estendere ancora le restrizioni, facciamo almeno in modo di arrivare all’appuntamento dopo un concreto dialogo politico, evitando approvazioni per regio decreto o peggio riducendoci all’ultimo secondo. Facciamo in modo, insomma, che l’emergenza non si traduca in “eccezione”. Perché la libertà è una cosa seria.