Calciomercato, tutte le strategie delle big

Dal Milan all’Inter, fino alla Juventus. Come si stanno muovendo i grandi club su acquisti, cessioni e conferma

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Premessa doverosa. Siamo solo all’inizio della sessione estiva del calciomercato e quindi sarebbe prematuro e soprattutto ingeneroso fare bilanci o attribuire “pagelle” già oggi. Peraltro l’Europeo in Germania ha contribuito a rallentare il lavoro dei club con numerose trattative “congelate” in attesa della conclusione della massima competizione continentale; e se pensiamo che la finestra di mercato si chiuderà a fine agosto – quando peraltro si potranno creare interessanti opportunità last minute – quelle che ci attendono saranno settimane di fuoco.

Detto questo possiamo però iniziare a fare qualche valutazione sulle strategie adottate dai vari club in vista della prossima stagione. Il cambio di proprietà (da Suning a Oaktree) per il momento non ha prodotto cambiamenti sulle politiche dei Campioni d’Italia con il neo Presidente Beppe Marotta garanzia di continuità al vertice e sempre in grado di chiudere operazioni mai banali. Confermato il blocco scudetto il club si è rinforzato con gli arrivi di Taremi, Zielinski (entrambi a parametro zero) e Martinez (dal Genoa) che permetteranno ad Inzaghi rotazioni più ampie e di ancora maggiore qualità.

L’eventuale partenza di un big, possibile solo di fronte ad offerte irrinunciabili, apporterebbe quella liquidità in grado di dare ulteriore slancio al mercato in entrata; il nome di Gudmundsson per l’attacco intriga molto ma il Genoa spara alto (chiesti 30 milioni di euro) e la concorrenza (in Italia e all’estero) è agguerrita. In ogni caso, anche qualora mantenesse l’assetto attuale, la Beneamata resta la squadra da battere, unica tra le pretendenti allo scudetto a non aver cambiato allenatore e quindi in grado di ripartire dalle certezze maturate nel triennio di gestione Inzaghi.

C’è grande curiosità per ciò che sta accadendo a Torino sponda Juve dove Giuntoli, alla sua prima vera sessione di mercato estivo in bianconero, sta progettando e costruendo il nuovo corso della Vecchia Signora; dopo essersi assicurato l’emergente Thiago Motta per la panchina, il DS sta lavorando alacremente per allestire una squadra in grado di battagliare per lo scudetto e fare strada in Champions.

Blindata la porta con Di Gregorio (senza dubbio uno dei migliori portieri italiani in circolazione) è sul centrocampo che si stanno concentrando gli sforzi di Giuntoli, con la mediana bianconera che uscirà rivoluzionata dal mercato. Douglas Luiz (dall’Aston Villa) e Khephren Thuram (dal Nizza) sono già di per sé due colpi da 90 (sia per il presente che per il futuro) e se dovesse arrivare anche Koopmeiners verrebbe a formarsi un centrocampo esplosivo, senza dubbio uno tra i più forti e completi in Italia (e forse in Europa).

Stretto tra la necessità di rafforzare la rosa ed i vincoli imposti dal bilancio del club, il DS ha fatto la scelta strategica di “sacrificare” alcuni calciatori giovani e di prospettiva inserendoli ad esempio come parziali contropartite tecniche in operazioni altrimenti insostenibili sotto il profilo finanziario. È quanto accaduto nell’ambito dell’affare Douglas Luiz con Barrenechea (classe 2001) ed Iling Jr (classe 2003) passati all’Aston Villa; non è da escludere che anche Soulè (che ha ben figurato a Frosinone) e Huijsen (di ritorno dal prestito alla Roma) possano rientrare in operazioni similari o comunque vengano ceduti nella sessione estiva per monetizzare e disporre di risorse fresche da reinvestire.

Vedremo anche come verrà risolta la “grana” Chiesa; apparentemente fuori dal progetto di Thiago Motta, reduce da una stagione ed un Europeo in chiaroscuro e con il contratto in scadenza a giugno 2025, l’esigenza è quella di non “svendere” un talento arrivato in bianconero nel 2020 per un investimento complessivo attorno ai 60 milioni di euro e che prima dell’infortunio al crociato era considerato uno dei migliori esterni del continente.

Alle pendici del Vesuvio, la polizza assicurativa per una stagione di altissimo livello dopo i disastri di quella appena conclusa si chiama Antonio Conte. Il Napoli si è accaparrato uno dei pochi tecnici in circolazione in grado di spostare gli equilibri ed indipendentemente da quali saranno i movimenti sul mercato estivo sarà proprio lui il top player dei partenopei.

La firma dello svincolato Spinazzola rappresenta un’operazione intelligente mentre con l’’arrivo di Buongiorno (dal Torino) si vanno a sistemare i problemi di una difesa che dopo la partenza di Kim ha perso solidità e leadership. Grazie alla presenza di un vincente come Conte potrebbero poi essere scongiurati addii eccellenti o quasi annunciati; la conferma di Kvara appare oggi più vicina e lo stesso Di Lorenzo, che sembrava con un piede e mezzo fuori dal Napoli, potrebbe restare.

Peraltro, proprio Conte avrà il compito di rivitalizzare quei calciatori che avevano recitato un ruolo da protagonisti nella cavalcata scudetto e sono poi incappati in una stagione incolore; un loro pieno recupero sotto l’aspetto mentale e fisico sarà decisivo per rilanciare le ambizioni di alta classifica del club partenopeo. Per quanto riguarda l’attacco tutto ruota attorno al destino di Osimhen; qualora il nigeriano se ne andasse sembra tutto apparecchiato per l’arrivo di Lukaku, l’attaccante ideale per lo stile di gioco professato dal tecnico salentino.

Apparentemente più nebuloso il quadro della situazione nella Milano rossonera dove al momento si fatica ad interpretare la strategia del club; l’arrivo di Fonseca sulla panchina del Diavolo è stato accolto tiepidamente e probabilmente i tifosi, dopo la “mobilitazione” anti Lopetegui, speravano in una scelta diversa. Se da un lato è doveroso concedere il beneficio del dubbio al portoghese – tecnico preparato e con un’ottima propensione alla valorizzazione dei giovani – appare difficile affermare che il passaggio da Pioli a Fonseca rappresenti un upgrade per il Milan. Chiuso il ciclo del tecnico del 19° scudetto, per la sua sostituzione era lecito attendersi un allenatore con un pedigree ed un curriculum differenti rispetto a quelli di Fonseca.

A livello di rosa i rossoneri non devono fare rivoluzioni ma hanno la necessità di portare a termine alcune operazioni mirate che non possono assolutamente sbagliare; le priorità sono un attaccante (forse due), un mediano ed un difensore centrale. Quanto osservato in merito alla vicenda centravanti lascia presagire un po’ di confusione nel club di via Aldo Rossi; essendo stati accostati al Diavolo numerosi profili di attaccanti con ben pochi tratti in comune tra loro per età, caratteristiche e curriculum inevitabilmente si alimentano i dubbi sulla mancanza di una visione ben definita.

Per settimane si è parlato dell’emergente Zirkzee (classe 2001) come profilo ideale per il Milan con i 40 milioni della clausola ritenuti un ostacolo non insormontabile; abbandonata la pista dell’olandese (i rossoneri si sono rifiutati di riconoscere i 15 milioni di commissioni richiesti dall’agente del calciatore) è ripartito il casting e per primo è spuntato nuovamente il nome di Lukaku, attaccante completamente diverso da Zirkzee.

Ora sembrano in ascesa le quotazioni di Alvaro Morata; il capitano della Spagna (classe 1992) tornerebbe volentieri in Italia e con un esborso tutto sommato limitato (c’è una clausola da 13 milioni per strapparlo all’Atletico) il Milan si assicurerebbe un calciatore maturo e dal rendimento garantito che però non rappresenterebbe un investimento in prospettiva come sarebbe stato quello su un profilo alla Zirkzee.

Non è che in fin dei conti l’approccio collegiale adottato dal Milan in chiave mercato rappresenti un punto di debolezza per il club, sia in ottica di chiarezza della strategia che di rapidità nelle decisioni? E che in realtà il modello più efficace sia quello di club in cui vi è una figura dirigenziale di riferimento alla Marotta (Inter) o alla Giuntoli (Juventus) o un allenatore-manager alla Conte (Napoli) ed in cui la strategia di mercato risulta di gran lunga più definita?

Enrico Paci, 12 luglio 2024

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