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Calenda è di nuovo Re: delle figure di palta

carlo calenda azione

“Mamma mamma hai visto quello che m’ha fatto?”. “Che t’ha fatto mamma, dijelo a mamma tua more de mamma che ce facciamo un firm e te metto pure protaggonista”. “M’ha detto bischero a mà”. “Ih! Sto mpunito. E tu che javevi detto more de mamma?” “Stronzo, cojone, deficiente, amico deji assassini, brutto, javevo detto a mà”. “Ecchai ragione c’hai bello de mamma però nun t’arabbià, che te viè l’acne, tre gonfi, te cresce la panza e nun sei più er bello de mamma tua”.

Carletto Calenda è una faccenda un po’ così, con quella faccia un po’ così, da primo della classe, però pagando i professori. Uno che gli regalano ruoli nel cinema, uffici da manager, partitelle, partitelli, ma al dunque resta con lo smartphone in mano a farsi er selfie, ovviamente lui davanti, il cigno dietro, ornamentale, oscurato, avere 45 anni, ma mostrarne 30 kg di più, dal libro Cuore al libro Coratella è n’attimo.

Quando gli ego scoppiano un terzo polo non può contenerli. Poi questi due! Fummo troppo facili profeti all’epoca delle elezioni: dove vanno due narcisi così, della schiatta dei post boomers che credono il mondo sia stato espressamente fatto dal Padreterno per farlo girare intorno a loro. Menti politiche? Dai, su, non mentite, questo possono sostenerlo le Gelmini e le Carfagna per le quali la vita è un pendolo tra la foia e l’odore del potere e quindi vanno dove le porta il sondaggio. E se sono finite alla corte di due tracotanti, ma in fondo ridicoli, la scelta è stata solo loro. Aldo Grasso infierisce, lì paragona a Bouvard e Pécuchet, certo il modo di fare politica di questi è sconcertante, oltre l’immaturità. Ma l’hanno fatto mai un sacrificio questi, per dire sapere di cosa è fatta la vita?

Carlo Kalenda è uno Zorba al contrario, uno che non si accontenta di perdere gli sventurati che lo incontrano ma si complica da solo la vita a livelli indescrivibili; e poi si racconta coi tweet dal sapore patetico, io non sono mai uscito con gli assassini, che sarà anche figlio dell’esasperazione, del tatticismo di Renzi che è un altro della fitta schiera degli alienati in politica, ma come benservito all’ex alleato è di una volgarità, di una brutalità davvero da salotto pariolino. Calenda il greco che litiga, che fa il silenzio stampa come i giocatori del Mundial 82, che lo interrompe, si intervista da solo, se la canta e se la suona e conclude, come lo percula Capezzone, con l’imperituro inviti agli elettori: “votatemi, stronzi”. Ma si vede ce ne sono pochi, da cui lo strappo.

Che animale a due teste fosse questo terzo polo, dove andasse a parare non l’ha mai capito nessuno, forse perché non c’era niente da capire: una faccenda tattica, manovriera, un polo civetta per drenare voti da vendere al miglior offerente. Astuzie levantine, arabe, ma, la si metta come si preferisce, al gioco dei maneggi il Tosco è più bravo del Greco, più spregiudicato, più lucido anche se lui pure uno col gusto del sabotaggio autolesionista. Uno che casca nel mare di piedi anziché sulla panza: here we go, tutto il resto è imbarazzo, tranne per chi lo vive, lo mette in scena: certo l’epilogo era scritto nel tempo, però non così sbranato, non così sbracato, ma come fanno a non rendersi conto? E non se ne rendono conto, ogni giorno una sparata più grossa, come quei palloncini da fiera che ogni tanto saltano e la gente non ci fa più caso.

Alla fine il Tosco rinasce “come rinasce il ramarro”, va a manovrare un giornale le cui grane, le querele saranno appannaggio del povero Ruggieri mentre lui viaggia per avventure arabe, indice Leopolde catartiche e manovriere; l’altro resta un’altra volta col cerino in mano, mamma mamma, e la sensazione è che se pure lui volesse o meglio gli facessero l’ennesimo regaluccio consolatorio, un giornale, non troverebbe nessuno disposto a condividerlo con lui, a sopportarlo. Neanche se stesso. Però niente paura perché la politica attuale dei ragazziminkia poggia saldamente sui valori e la parola fine non è mai scritta, il divorzio resta, se abbiamo capito bene, congelato, separazione semplice perché i soldi fanno comodo e insomma Bomba o non Bomba, noi arriveremo a Roma.

Max Del Papa, 16 aprile 2023