Economia

Cambiamento climatico e norme Ue: perché il caffè al bar costerà 2 euro

La conferma dell’ad di Illycaffè: “Elevata volatilità e trend rialzista senza precedenti: ecco cosa accadrà”

Presto prendere un caffè al bar potrebbe diventare un privilegio, una notizia pessima per un popolo di amanti della tazzina come il nostro. L’allarme caro-caffè parte da lontano, dalla scorsa primavera con Assoutenti, a proposito dell’aumento del prezzo per una serie di fattori, a partire dai rialzi delle quotazioni sui mercati tradizionali. Se nel 2021 il costo medio dell’espresso in Italia era di 1,03 euro, ad aprile il prezzo medio era di 1,18 euro. Un rialzo quasi del 15 per cento, destinato a crescere ulteriormente, fino a toccare i 2 euro. Due i motivi principali: il cambiamento climatico e le norme europee.

L’inflazione è ormai un dato di fatto: i prezzi delle materie prime sono cresciuti esponenzialmente, fino al boom legato alle turbolenze nel Mar Nero con gli attacchi dei ribelli yemeniti degli Houthi alle navi in transito verso il canale di Suez. Una fattispecie che ha reso il trasporto più costoso rispetto al passato, un peso sostenuto esclusivamente dai consumatori. Ma attenzione ai due motivi sopra citati, centrali in questa fase fatta di elevata volatilità e di un trend rialzista senza precedenti.

A proposito degli effetti del cambiamento climatico, è arrivata la conferma di un’eccellenza del settore come Illycaffe. “Potrebbe dimezzare i terreni coltivati entro il 2050”, l’analisi dell’amministratrice delegata Cristina Scocchia: “Basti pensare a quanto sta succedendo in questi mesi: si passa dalle piogge torrenziali in Brasile alla siccità in Vietnam”. L’azienda nostrana offre un esempio dei rincari: i costi di produzione della illycaffè nel biennio 2022/2023 sono aumentati del 17 per cento, ma è stato riversato a valle sui consumatori solo un terzo di questo aggravio dei costi.

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Non è tutto. Come evidenziato in precedenza, tra i fattori della tazzina di caffè a 2 euro c’è anche la nuova norma sulla deforestazione voluta dall’Unione europea che entrerà in vigore nel 2025. Nel 2023 il Parlamento europeo ha approvato una legge mirata a contrastare il climate change e la perdita di biodiversità che impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nell’Ue non siano all’origine di deforestazione. Tra i prodotti interessati c’è anche il caffè, che spesso viene esportato da paesi come Brasile, Vietnam, Colombia, Etiopia e Honduras. Anche in questo caso – come sempre, in realtà – saranno i consumatori a pagare un prezzo più alto.

Franco Lodige, 23 agosto 2024

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