Come è notorio, coloro che ritengono che v’è un’emergenza climatica a causa del riscaldamento globale del periodo post-industriale e che questo è dovuto praticamente esclusivamente alle emissioni antropiche di CO2 si rifiutano di confrontarsi con coloro che ritengono che non v’è alcuna emergenza climatica e che le emissioni antropiche di CO2 non hanno alcun impatto sul clima.
Per esempio, tra questi ultimi ci sono circa 2mila accademici (geologi, geofisici, astrofici, studiosi del clima, ma anche – visto che la climatologia è una ricerca multidisciplinare – fisici di altri settori, chimici, biologi, statistici, etc.) i quali, sono sottoscrittori della World Climate Declaration (titolata, appunto, “There is no climate emergency”) della Fondazione Clintel. La quale Fondazione ha sfidato ad un confronto pubblico l’IPCC (il Comitato dell’Onu, sostenitore dell’emergenza climatica e della responsabilità umana). Ma l’IPCC s’è defilato e rifiuta il confronto.
Come secondo esempio, rammento il caso della Petizione che la sezione italiana di Clintel inviò nel 2019 al Presidente della Repubblica, avvertendolo, appunto, che non v’è alcuna emergenza climatica. Alla Petizione seguì una contro-petizione di altri accademici. Quelli di Clintel-Italia invitarono pubblicamente i colleghi ad un confronto scientifico, ma questi ultimi si sono rifiutati.
Come terzo esempio, cito il caso dell’Accademia dei Lincei che, sempre nel 2019 organizzava un convegno sul clima, invitando accademici di tutte le università a presentare eventuali relazioni e/o comunicazioni. Non appena si seppe che alcuni dei cosiddetti “negazionisti” s’erano iscritti per presentare una loro comunicazione (più precisamente erano i professori Franco Prodi, Nicola Scafetta, Uberto Crescenti e il sottoscritto), l’intera conferenza fu cancellata pur di non far parlare i “negazionisti”. Per la cronaca, Prodi è professore di Fisica dell’atmosfera, Scafetta lo è di Climatologia, e Crescenti (già Magnifico rettore) lo è di Geologia; io sono professore di Chimica-fisica, ma la climatologia, come detto, è una scienza multidisciplinare, e vi sono cogenti ragioni di chimica-fisica perché la CO2 antropica non può influenzare il clima. Ma ai Lincei, pur di non farmele dire preferirono cancellare l’intera conferenza.
Ultimo esempio: lo scorso anno il Rettore dell’Università di Chieti-Pescara (un medico) pensò di organizzare questo benedetto dibattito-confronto nella propria università. Invitò 4 di noi di Clintel-Italia, che prontamente demmo la nostra disponibilità. E invitò altrettanti accademici dell’altra parte. Costoro, però, risposero di non essere disponibili ad alcun confronto. Pare che alcuni di essi dissero che non ci sarebbe nulla su cui confrontarsi perché la questione era chiusa: il clima cambia per colpa dell’uomo, punto e basta.
Il sospetto di questi dinieghi, naturalmente, è che costoro temono il confronto e sanno di non avere argomenti sufficienti per sostenere la loro congettura. Sul perché la sostengano lascio a voi liberare la vostra fantasia. Una cosa è certa: quello del clima che cambia per colpa dell’uomo è un affare pluri-trilionario, perché è a fondamento di una politica energetica pluri-trilionaria e che, in quanto tale, sta comprando i mezzi di comunicazione e, ahimè, anche molti accademici, la cui carriera e i cui finanziamenti dipendono appunto dal denaro profuso da chi sponsorizza questa politica, altrimenti detta della transizione energetica. Il guaio è che è, questa, una politica fallimentare che farà sì arricchire i suoi propugnatori, ma farà impoverire tutti noi.
Il sospetto evocato nel capoverso precedente è diventato certezza quando – finalmente! – un giovane e inesperto ricercatore – tale Daniele Visioni – ha pensato bene di confrontarsi con me. Probabilmente ha pensato di accettare perché chi organizzava il confronto era pregiudizialmente maldisposto verso di me e bendisposto verso Visioni, e deve avergli garantito che mi avrebbe “fatto nero”, come s’usa dire. Alla prossima puntata vi racconto com’è andata.
Franco Battaglia, 23 luglio 2024
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