Di fronte a uno scenario così teso, l’atteggiamento dei media è stato: tacere finché si è potuto, demonizzare quando non si è più riusciti a tacere. La demonizzazione ha seguito un canovaccio ormai collaudato in due anni. Ogni parvenza di simbolo razzista o di destra, come l’antica bandiera dei sudisti, è stato ricollegato ad una natura “suprematista bianca” della protesta. I manifestanti contro l’obbligo vaccinale accusano il governo laburista canadese di comportarsi come i nazisti e per questo, alcuni, hanno disegnato la svastica sulla bandiera canadese. Ciò ha permesso ai media di parlare di “svastiche sventolate nei cortei” e dunque agitare il pericolo neo-nazismo. I fact checkers si sono messi immediatamente all’opera per smentire i grandi numeri dei manifestanti, parlando di “poche centinaia” di adesioni al culmine della protesta, lo scorso 29 gennaio. Tuttavia, le riprese aeree mostrano una manifestazione di dimensioni ben superiori. Forse nel tentativo di suscitare antipatie anche dei conservatori nei confronti dei camionisti, per giorni, istituzioni e media hanno alimentato lo scandalo di un episodio di “profanazione” del memoriale del Milite Ignoto. In realtà si trattava di una manifestante che si è messa a gridare “libertà” sulla scalinata del monumento. In epoca di “cancel culture” e di distruzione dei monumenti, da parte di attivisti di estrema sinistra, di cosa stiamo parlando, di preciso?
La prima richiesta della protesta, che ormai va ben oltre quella dei soli camionisti, è una domanda di libertà. E di rispetto della Carta dei Diritti e delle Libertà canadese che sancisce la piena libertà di movimento. Se la richiesta di libertà di movimento e di rispetto dei diritti individuali, adesso, è “estrema destra”, chiediamoci piuttosto cosa sia diventata la sinistra. E cosa voglia da noi.
Stefano Magni, 8 febbraio 2022