Sarà la fine dell’ideologia woke in Canada? In molti se lo stanno chiedendo. Sì, perchè avrebbe ormai le ore contate il primo ministro Justin Trudeau, considerato il punto di riferimento dell’iper-progressismo occidentale ma in realtà sempre più impopolare in patria e ripetutamente preso in giro via social da Donald Trump. L’icona liberal è da tempo in caduta libera nei sondaggi e avrebbe accettato di presentare le dimissioni “entro le prossime 48 ore” sotto la pressione dell’opposizione conservatrice ma anche dei pezzi grossi del suo partito.
Trudeau potrebbe lasciare la poltrona a una donna: in lizza per la sostituzione l’attuale ministra degli Esteri, Melanie July, e l’ex ministra delle Finanze Chrystia Freeland. Una doccia gelata per Trudeau nell’anno in cui il Canada assume la presidenza di turno del G7. Secondo quanto riportato da Globe and Mail, l’idolo della sinistra nostrana avrebbe informato alcuni stretti consiglieri della sua intenzione di lasciare la guida del Paese entro 48 ore.
Il fallimento delle sue politiche è ormai lapalissiano. Dall’immigrazione alla cultura del risveglio, il Canada è entrato in un vortice senza uscita, tanto da spingere il partito a disconoscere il suo leader dopo undici anni. La sua immagine è crollata esponenzialmente negli ultimi mesi per diversi fattori: dall’aumento del costo della vita alla mancanza di alloggi a prezzi accessibili, passando per il peggioramento dei servizi pubblici.
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L’estremismo woke di Trudeau è ben riassunto dalla proposta di legge-bavaglio sui social network. Un’iniziativa per rendere la rete “sicura”, in realtà un progetto per reprimere la libertà di pensiero. L’Online Harms Bill “ha l’obiettivo dichiarato di proteggere i bambini dalle vittimizzazioni online” ma in realtà, tuttavia, è un disegno di legge orribilmente autoritario che criminalizza i pensieri ritenuti odiosi e che funge da avvertimento su ciò che un governo laburista con idee simili potrebbe decidere di fare. In base al disegno di legge, qualsiasi comunicazione ritenuta “sospetta di fomentare detestazione o diffamazione” sulla base di razza, religione, genere o altre categorie protette è un crimine.
La traduzione è semplice: fai una campagna contro l’ideologia trans, ad esempio, e sarai quasi certamente considerato colpevole di reato d’odio. Inoltre, la legge stabilisce che chiunque “promuova” il genocidio è rischia il “carcere a vita”. Pericoloso in un’epoca in cui chiunque ti incolpa di essere un complice del genocidio per il sostegno al diritto di Israele a difendersi da Hamas. Ma la vera mannaia woke è un’altra: si tratta di un provvedimento retroattivo, quindi puoi essere punito per materiale scritto anni fa.
Insomma, anche questo ha sicuramente contribuito al crollo dell’era Trudeau. L’iper-progressismo esagerato è un boomerang, ma qualcuno non lo ha ancora capito e decide di perseverare con politicamente corretto, minoranze e balle varie. Ora per il Canada potrebbe iniziare un nuovo capitolo. Finalmente.
Franco Lodige, 6 gennaio 2025
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