Chiesa

“Cancro teologico, metastasi, satanismo”. Terremoto in Vaticano sul caso Viganò

Già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è sotto processo da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede: ecco cosa succederà

temporale, monsignor viganò, vaticano © boschettophotography tramite Canva.com

Nuovo terremoto in Vaticano. L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è sotto processo per scisma da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. La conferma è arrivata direttamente dallo stesso religioso, che con un messaggio su X ha pubblicato il decreto di citazione del Dicastero vaticano.

Il documento evidenzia che Viganò si sarebbe dovuto presentare già ieri pomeriggio alle 15:30 per “prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato ” facendo riferimento ad “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II”, riporta LaPresse.

Secondo quanto previsto, in caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno l’arcivescovo Viganò verrà giudicato in sua assenza. Ma la replica è stata immediata e particolarmente muscolare, a testimonianza del clima incandescente. Il religioso ha affermato di considerare le accuse nei suoi confronti “un onore”, definendo il Concilio Vaticano II un “cancro ideologico, teologico, morale e liturgico” e la Chiesa sinodale una “metastasi”. Il caso ha acceso il dibattito in Vaticano, Pur apprezzandolo come grande lavoratore, il cardinale Pietro Parolin ha puntato il dito contro Viganò reo di aver assunto atteggiamenti e gesti “di cui deve rispondere”. Parolin ha aggiunto che è “normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini necessarie per approfondire la situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità di difendersi”.

Mons. Viganò ha ricordato che cinquant’anni fa fu l’arcivescovo Marcel Lefebvre a essere convocato e accusato di scisma per aver respinto il Vaticano II. “La sua difesa è mia; le sue parole sono mie; e le sue argomentazioni sono mie”, ha rimarcato l’arcivescovo, sottolineando che di fronte a quei argomenti le autorità romane non potevano condannarlo per eresia, dovendo invece aspettare che consacrasse i vescovi in modo da avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocare la sua scomunica quando era già morto. Lo schema si ripete, dunque: “La Chiesa cattolica è stata lentamente ma inesorabilmente rilevata e a Bergoglio è stato affidato il compito di renderla un’agenzia filantropica, la ‘chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente’ al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa cattolica: è la sua contraffazione”.

Il delitto di scisma è uno dei tre delitti “contra fidem” insieme a eresia e apostasia. Di questi delitti si occupa la Congregazione per la Dottrina della Fede che “a norma dell’art. 52 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, giudica, ai sensi dell’art. 2, i delitti contro la fede” e “previo mandato del Romano Pontefice” “ha il diritto di giudicare i Padri Cardinali, i Patriarchi, i Legati della Sede Apostolica, i Vescovi, nonché le altre persone fisiche”. In dettaglio, il delitto di scisma viene definito nel diritto canonico come “il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti” (can. 751 CIC).

In altri termini, si tratta di negare il primato Papa o altre cause sempre inerenti all’unità della Chiesa cattolica. La pena? Di norma è la scomunica latae sententiae, compresa la rimozione dall’ufficio in caso di chierici. Con Mons. Viganò siamo solo all’inizio, seguiranno aggiornamenti.

Franco Lodige, 21 giugno 2024

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