Un vento di riforma soffia sulla Rai e sul suo canone. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha evidenziato in un’audizione in Commissione di Vigilanza la presenza di diverse proposte per la revisione del canone Rai. Sembrerebbe che il Governo stia prendendo in considerazione l’idea di scorporare una quota del canone relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai, come ad esempio la capacità trasmissiva, dalla quota totale da pagare. E anche quella di modificare le modalità di pagamento.
Un pezzo di canone Rai dalle tasse
Scorporare una quota relativa agli investimenti significherebbe che approssimativamente 300 milioni all’anno, attualmente destinati a essere raccolti attraverso il canone, sarebbero invece finanziati attraverso la fiscalità generale, riducendo così l’ammontare del canone di abbonamento. Giorgetti ha anche precisato di aver organizzato un specifico tavolo di discussione sul tema presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La discussione con l’Ue
Il Ministro ha inoltre sottolineato che sono state condotte diverse interlocuzioni con la Commissione europea, per verificare se l’eliminazione del pagamento del canone Rai fosse allineata con gli obiettivi del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questo soprattutto in vista della terza rata, che prevede la rimozione progressiva dell’obbligo di riscuotere oneri non connessi all’energia.
Per approfondire
Da queste conversazioni è emerso che tali oneri potrebbero rimanere nella bolletta energetica e nella legge di bilancio 2023. Tuttavia, Giorgetti ha spiegato che, nonostante gli esiti di queste interlocuzioni, e gli effetti positivi dell’introduzione del canone in bolletta in termini di riduzione del gap fiscale, è necessario interrogarsi su nuovi modelli di finanziamento del servizio pubblico, tenendo conto anche delle esperienze internazionali.
Il canone col telefono
Secondo il consuntivo 2022 e l’assestamento 2023 ad oggi le risorse della Rai ammontano a 1,85 miliardi di euro. L’ipotesi clamorosa sarebbe quella di legare il canone Rai non più al possesso di una tv ma all’utenza telefonica. “Ormai le nuove tecnologie permettono di vedere” i programmi anche tramite smartphone, ha detto Giorgetti. “Qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica comporterebbe di ridurre il canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche mobili attive sono circa 107 milioni”.
Ci sono tuttavia dei problemi che riguardano “il calcolo di utenze per nucleo familiare”, che potrebbero avere più di un contratto telefonico mobile. “Andrebbe individuato – spiega Giorgetti – un tetto massimo per evitare il pagamento di una somma più elevata“. “Prendendo come orizzonte il rinnovo della concessione, si potrebbero individuare altri meccanismi. In ogni caso ogni ipotesi di revisione deve prendere le mosse da una chiara definizione degli oneri del servizio pubblico, dalla garanzia della sostenibilità degli investimenti, da un’attenta revisione delle dinamiche di spesa dell’azienda”.