Neymar si difende dalle accuse di essere un fascista
“Parlano di democrazia e tante cose, ma quando qualcuno ha un’opinione diversa, viene attaccato dalle stesse persone che parlano di democrazia”. Neymar è una figura che polarizza e divide. C’è chi lo ama e chi lo odia. I suoi hater sono pesanti, affiancati dai media sportivi che non gli hanno mai perdonato certe sciocchezze extra-sportive. Ma da due giorni la stampa occidentale e i suoi hater hanno un nuovo motivo per odiarlo: sostiene Bolsonaro. Come osa Neymar sostenere l'”estrema destra” Bolsonaro? Perché non appoggia invece Lula?
Neymar aveva fatto un ballo su TikTok chiedendo ai brasiliani di votare per la 22, la lista di Bolsonaro e da allora è nell’occhio del ciclone perché la stampa e i progressisti di mezzo mondo lo stanno attaccando, dandogli del fascista.
Elezioni in Brasile: come si è politicizzata la famosa maglia giallo canarino della Seleçao
Oggi la maglia gialloverde è diventata il simbolo di una nazione divisa e molti la identificano con Bolsonaro. Ne scrive oggi la Bbc visto che domani si vota in Brasile e che il “caso Neymar” ha amplificato la “polarizzazione delle magliette”
Terzo giorno di proteste a Cuba perché continua a mancare la luce
La gente protesta chiedendo il ripristino dell’energia elettrica dopo quattro giorni di blackout a causa della devastazione dell’uragano Ian. Ieri molte proteste spontanee in diversi quartieri dell’Avana, mentre il regime ha bloccato Internet per la seconda notte consecutiva. Più di cento persone si sono radunate ieri sera nel quartiere di Playa per protestare. Poco dopo sono arrivati sul posto molti agenti di polizia, circondando i manifestanti, e poi sono arrivati sul posto quattro autobus con giovani vestiti in borghese che hanno iniziato a gridare slogan a favore del regime.
I video diffusi sui social network mostrano altre proteste con blocchi stradali a Holguín (est), Matanzas (ovest) e in altri comuni dell’Avana come Boyeros, Habana dall’Oriente, Marianao e Cerro. Le proteste vanno avanti da giovedì. Sit-in, comizi e schiamazzi anche a Guanabacoa (ovest) e nei quartieri dell’Avana di Vedado, La Palma e Bacuranao. La maggior parte degli 11,1 milioni di abitanti non ha ancora elettricità, la maggior parte dei negozi e dei distributori di benzina sono chiusi, il pompaggio delle tubazioni dell’acqua è interrotto e internet sui cellulari oggi non funziona. Il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha visitato diverse aree colpite dall’uragano e ha assicurato che il governo fornirà assistenza a tutti. Tuttavia è stato fischiato.
Dopo l’intelligence del Cile gli hacker attaccano anche le agenzie di sicurezza messicane
Una massiccia raccolta di e-mail dal Dipartimento della Difesa del Messico è tra le comunicazioni elettroniche rubate da un gruppo di hacker e provenienti da agenzie militari e di polizia in diversi paesi dell’America Latina. Diffusi i dettagli sulle critiche condizioni cardiache del presidente Andrés Manuel López Obrador che hanno portato al suo ricovero in ospedale lo scorso gennaio. AMLO ha confermato le rivelazioni sulla sua salute. Il gruppo hacker è “Guacamaya”, che in spagnolo significa “ara” ed è probabilmente straniero. Paradossale che López Obrador, sostenitore del fondatore di Wikileaks Julian Assange, sia stato vittima di questo hackeraggio, che arriva dopo che il governo cileno aveva dichiarato la scorsa settimana che 400mila e-mail erano state rubate da hacker anarchici dai server dei capi di stato maggiore congiunti.
Duro editoriale del Washington Post condanna Maduro e i suoi crimini contro l’umanità
L’editoriale mette in evidenza il rapporto pubblicato dalla Missione Indipendente dell’Onu in cui si spiega in dettaglio come il regime di Maduro abbia usato le agenzie statali per perseguitare, intimidire e assassinare dissidenti politici. “Le sofferenze del Venezuela sotto il governo di Nicolás Maduro e del suo mentore Hugo Chávez sono evidenti a tutti: anni di grave declino economico, crollo della democrazia e un epico esodo dal paese. Ora arrivano i dettagli di come Maduro ha diretto personalmente i brutali servizi di sicurezza per mettere a tacere il dissenso”, si legge nell’editoriale del Washington Post.
Paolo Manzo, 1° ottobre 2022
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