Cronaca

Caos a scuola, dobbiamo farci scappare il morto?

Gli ultimi episodi di cattiva condotta negli ambienti scolastici servono a farci riflettere

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Il lavoro dell’insegnante è diventato pericoloso. Il primo febbraio del 2018, probabilmente lo ricorderete, al liceo Majorana Bachelet di Santa Maria a Vico, l’insegnante De Blasio venne accoltellata e sfregiata. In primavera quest’anno, presso la scuola di Castellammare di Stabbia, una insegnante è stata aggredita a scuola e picchiata dalla mamma di una alunna. Il 29 maggio di quest’anno, a chiusura, diciamo così, in bellezza dell’anno scolastico 2022-2023, ad Abbiategrasso, una insegnante è stata accoltellata e possiamo dire tranquillamente che è viva per miracolo.

Che cosa si aspetta ancora nella scuola italiana? Probabilmente che ci dovrà scappare il morto e non scherzo mica. Il caso invece della professoressa della scuola di Rovigo, che è stata impallinata da un alunno che sparava appunto pallini di gomma mentre un altro riprendeva la scena con il telefonino, è un caso a sua volta particolare perché a conclusione dell’anno scolastico il cameraman, chiamiamolo così, è stato promosso con un 9 in condotta e il pistolero, suo compagno, è stato promosso con un 8 in condotta. A questo punto il ministro Valditara ha istruito una ispezione, è intervenuto, si è rifatto il consiglio di classe e i voti sono scesi da 8 a 6 e da 9 a 7. Verrebbe da ridere se non ci fosse invece da piangere.

Diciamolo con chiarezza e semplicità: la scuola italiana è nella sua sostanza finita, nessun intervento, ahimè ministeriale, riuscirà a raddrizzare la barca perché il virus della scuola italiana è purtroppo proprio al ministero. Con il sistema dei crediti, con il successo formativo obbligatorio, con la legalizzazione o ancor meglio la statizzazione dei diplomi e la loro necessaria distribuzione, la scuola italiana ha perso il suo valore e gli insegnanti nel mare di retorica e nel mare di burocrazia si sono letteralmente persi.

Il loro ruolo non è altro quello che di distribuire voti e distribuire diplomi. Quando questa funzione in qualche modo viene meno, ecco che scatta la violenza che può essere verbale, legale con i ricorsi, fisica e armata. State attenti perché la prossima volta, ahimè, ci potrà addirittura scappare il morto. Fare l’insegnante è diventato un lavoro pericoloso.

Giancristiano Desiderio, 28 Giugno 2023