Non è che all’estero facciano tutti meglio di noi. Anche Emmanuel Macron, in Francia, ha tante gatte da pelare. E comprendiamo quanto sia difficile gestire questo delicatissimo dossier, tra chi, tra gli insegnanti più sindacalizzati (la minoranza), pensa di approfittarne per procrastinare il rientro a lavoro, e il timore che con la riapertura delle scuole coincida un’impennata delle infezioni. La politica, tuttavia, è previdenza e pianificazione. Lei, presidente Conte, invece naviga a vista. Quello del ritorno in classe era un problema da affrontare seriamente già a primavera. Palazzo Chigi e l’imbarazzante Azzolina non hanno saputo cavare un ragno dal buco. E mentre il caos cresceva, lei s’è messo a fare promesse che sapeva di non poter mantenere.
Anche in questa, come in altre circostanze, la metamorfosi da Conte uno a BisConte ha aiutato: se al governo con lei ci fosse stato ancora Matteo Salvini, una figuraccia come questa non gliel’avrebbero perdonata. Le avrebbero rinfacciato ogni giorno quegli impegni roboanti assunti a giugno. Al contrario, ora può godere dell’indulgenza plenaria mediatica. Andrà in scena il solito copione: il conto dei pasticci giallorossi lo pagheranno i prof, gli studenti e le loro famiglie. Ma lei ci avrà già intortati tutti con la prossima, altisonante promessa.
Alessandro Rico, 1° settembre 2020