Società

Delirio di onnipotenza

Capitan Carola Fedez: l’influencer naufragato si fa una nave Ong

Fedez nave Ong

Negli anni Settanta della rivoluzione alla finestra fiorivano film di satira classista come “Mi faccio la barca” con Johnny Dorelli che perculava la borghesia evasora e mercadora, la quale però era sempre meglio della post borghesia dei soldi troppo facili e troppo in fretta che oggi si stringe nell’abbraccio virtuoso tra influencer e eretidiere sociali come la Cecilia Strada di Emergency: alla quale a parole fanno schifo le sovvenzioni dei governi guerrafondai, ma non le liaison con gli influencer del partito bellicista egemone. Racconta il Fedez a pugno chiuso a Cecilia: quasi quasi mi faccio la Ong. E ricorda senza dubbio che prima di lui se l’era fatta, mi pare, il Ghali: questi qui ragionano sempre in termini di concorrenza, di visibilità perfino con le mogli; al che l’altra ammicca, tra armatori del Bene si intendono.

Fedez rappresenta tutto quello contro cui lei si batte, il capitale, la finanza globale, l’attico su CityLife, la Maserati biturbo, l’elicottero per l’aperitivo sul ghiacciaio, ma lei ci sta. E, una volta tanto, l’incoerente non è Fedez che si fa gli affari suoi, con licenza di boutade e magari di delirio, è proprio la ragazza Strada la cui sede a Milano, se ci passate, ricorda una grande banca svizzera ma davanti a quella gli anarchici si fermano come ipnotizzati: il tempio della Grande Chiesa Solidale, il centro sociale a dieci stelle, il falansterio dei migranti di tutto il mondo, unitevi e sbarcate qui, che poi ci pensano le Ong degli influencer fuori controllo e delle redditiere a farvi stare bene, se possibile non perdendoci.

Perché la beneficenza fatta da questi qui è sempre un investimento alla Bill Gates o alla Soros, devono subito saperlo tutti e si traduce in clic, in pubblicità, in contratti. Anche se il socio maschile della Ferragnez Inc. non pare ultimamente troppo in palla, da Sanremo è uscito devastato, poi si è cambiato la tinta dei capelli da ossigenata a nature e dice: dovete capirmi, soffro di turbe psichiche, ho sbagliato i farmaci. Sì, Lucia, ce n’eravamo accorti, ma insistere sul narcisismo salvifico pare eccessivo perfino per te. Non le Ong al servizio dei disperati ma i disperati al servizio delle Ong, queste scatole cinesi acquatiche votate al profitto più spietato, che, se ti va bene, poi puoi “brindare a champagne”, come il compagno Casarini. Sono taxi del mare, sono in combutta con gli scafisti? Se volete, ma basta dire, con la professoressa Ginevra Bompiani, che gli scafisti sono anche loro povera gente, proletariato marittimo. Così che trova un suo motivo d’essere, ipocrita e insopportabile fin che volete, il chiacchiericcio di due della post borghesia solidale, a se stessa, circa l’opportunità di dotarsi di Ong personale. Magari inserita in una fondazione ad hoc, che fa sempre un bel risparmio con le tasse e può raccogliere somme non indifferenti. Anche il Panzeri della Cgil s’era fatto la Ong, anche la Bonino: adesso i giudici vogliono vederci chiaro, anche se le cose sembrano già abbastanza evidenti.

Ma che cosa è questa mutazione dei ricchi che usano i poveri senza vergogna? Roba di sempre, si dirà: d’accordo, ma è il modo a risultare diverso, la beneficenza pelosa, di paglia, non la inventano certo gli influencer vaneggianti ma in passato i magnati, i grandi industriali evasori, i filantropi la dosavano, lasciavano che l’informazione di servizio accennasse, alludesse, senza esagerare, in modo che il volgo ci fantasticasse sopra, saranno quelli che saranno però anche loro hanno un cuore. Questi no. Sono dei megalomani che possono dire: mi faccio la barca, la destino ad Ong, così posso essere utile.

Proprio così argomenta il Fedez in crisi di identità; e nessuno ci toglie dalla testa il sospetto dell’ennesimo mezzuccio, spregiudicato, squallido, per coltivare una carriera politica. L‘ereditiera Strada già ci sta dentro, informalmente, essendo Emergency e il suo fondatore impensabili senza un valore ideologoco aggiunto con ciò che ne consegue; la Ferragnez Inc., già insignita dell’Ambrogino d’Oro, essendo questo tempo di futurismi mentali, è corteggiata dal Partito Democratico che tuttavia ha preso un po’ le distanze dopo il naufragio festivaliero. Anche gli influencer invecchiano e si ritrovano senza saper far niente: a quel punto lo sbarco in politica diventa l’ultima Thule, vedrete che dopo la boutade marinara di lui si moltiplicheranno i miraggi buonisti e sociali in chiave militante tra migrantismo e utero in leasing, sindacalismo da giardino verticale e selfie presidenziali, anche con la neopopulista Elly.

Speriamo solo che la Meloni tenga salda la sua ironia davanti al coro dell’opera cigiellina, “non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”. Ma forse s’inganna già, alla banda Landini, intesa come complesso musicale, i metalmeccanici non interessano più da un pezzo, quello che conta sono gli influencer da un certo piano di CityLife in su.

Max Del Papa, 21 marzo 2023

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