Politica

Capodanno dietro le sbarre, era necessario l’arresto di Gianni Alemanno?

L’ex leader della destra e sindaco di Roma si trova a Rebibbia per aver violato i termini della messa in prova

Gianni Alemanno

La notizia è ormai nota: nel tardo pomeriggio dell’ultimo giorno del 2024 l’ex primo cittadino di Roma Gianni Alemanno è stato prima raggiunto dalla revoca dei servizi sociali che gli erano stati concessi per scontare la condanna inflittagli nell’ambito dell’operazione Mondo di Mezzo, e poi tratto in arresto e condotto nel carcere romano di Rebibbia. Il provvedimento in questione, disposto d’urgenza dal tribunale di Sorveglianza di Roma, riguarderebbe delle presunte trasgressioni nello svolgimento della pena alternativa alla detenzione.

La misura dei servizi sociali era stata concessa dopo la condanna definitiva a un anno e dieci mesi di reclusione comminata dai magistrato romani all’ex sindaco capitolino per l’accusa di traffico di influenze in uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di Mezzo, che aveva visto Alemanno assolto da tutti gli altri capi d’accusa.
Dopo la condanna, il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva accolto l’istanza presentata dalla difesa e accettato che Alemanno svolgesse lavori socialmente utili presso il villaggio “So.Spe.-Solidarietà e Speranza” di suor Paola D’Auria, che ospita ragazze madri, famiglie disagiate e vittime di violenze. Tra le altre prescrizioni che l’ex primo cittadino avrebbe dovuto seguire era inoltre previsto il divieto di uscire dalla sua abitazione prima delle 7 del mattino, di rincasare entro le 21 e di non accompagnarsi a pregiudicati.

Adesso i giudici capitolini lo accusano di non aver rispettato le prescrizioni imposte e di essersi sottratto agli obblighi previsti dal provvedimento che disponeva lo svolgimento delle misure alternative alla detenzione sostenendo di avere impegni rivelatisi poi falsi. Contestazioni che hanno comportato per l’ex sindaco di Roma la perdita del beneficio precedentemente concessogli, la revoca dei servizi sociali e l’arresto.

Ora, premesso che, se le suddette contestazioni dovessero rivelarsi fondate e le misure di sorveglianza effettivamente violate, è sacrosanto che Gianni Alemanno paghi il prezzo del mancato rispetto degli obblighi vigenti a suo carico. Su questo c’è poco da discutere. Qualche interrogativo sulle tempistiche però sorge spontaneo: se in questi mesi Alemanno ha violato gli obblighi di sorveglianza, per quali ragioni i giudici non sono intervenuti prima? Perché spiccare un simile provvedimento poche ore prima della notte di Capodanno? Davvero la pericolosità di Gianni Alemanno era tale da non potere attendere appena qualche ora in più prima di decretare la revoca dei servizi sociali? Di cosa avevano paura i magistrati che hanno disposto con urgenza la revoca delle misure di sorveglianza? Che Alemanno reitarasse il reato di traffico di influenze durante il cenone di Capodanno? O che uscisse in strada dopo le 21, magari accompagnato da qualche pregiudicato, ad attendere l’arrivo del nuovo anno?

Salvatore Di Bartolo, 1° gennaio 2024

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