Leonardo Panetta, inviato di Mediaset da Bruxelles, ha postato su X l’incipit di un interessante articolo pubblicato su L’Echo, quotidiano belga in lingua francese, sul tema sempre molto scottante della famosa e famigerata transizione energetica.
Già il titolo la dice lunga su ciò che sta accadendo in una delle più avanzate economie del Vecchio Continente: “La produzione elettrica belga non è mai stata così limitata in sei anni”.
In breve, secondo quanto riporta il giornale economico-finanziario, “nel 2024, l’importazione di elettricità in Belgio dai paesi vicini ha raggiunto il suo picco, mentre la produzione di energia nucleare e di energie rinnovabili è diminuita nel nostro Paese”.
Tant’è che così ha commentato laconicamente lo stesso Panetta: “Belgio. Abbandonare le centrali nucleari per ragioni ideologiche, nel frattempo investire sulle rinnovabili che non danno i risultati promessi. A quel punto dover comprare energia dai Paesi vicini. Tutto ciò che toccano i verdi viene distrutto“.
E in effetti i numeri, che come al solito hanno la testa più ddi qualsiasi religione post-moderna, sembrano confermare pienamente l’assunto.
Infatti, nell’anno che si è appena concluso l’energia nucleare ha costituito il 42% della produzione nazionale – in gran parte proveniente dalla centrale di Doel, in provincia di Anversa -. Una percentuale che, tuttavia, è in continua discesa, considerando che solo alcuni anni addietro tale risorsa energetica copriva circa i due terzi del consumo nazionale.
Quanto alle cosiddette fonti rinnovabili, esse non sono riuscite a coprire l’intero fabbisogno, obbligando il sistema economico ad importare l’energia mancante dall’estero.
Complice anche il destino cinico e baro, che evidentemente complotta contro gli altruisti fautori della svolta green, il combinato disposto del fotovoltaico e dell’eolico non ha ottenuto i risultati previsti, dato che il 2024 è stato caratterizzato da una forte copertura nuvolosa e da poco vento. Due variabili che, nel caso di un sistema sempre più dipendente dalla medesime fonti rinnovabili, rischiano di mettere in ginocchio un Paese, lasciandolo in balia degli imprevedibili eventi meteorologici.
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In particolare, malgrado ciò che sostengono gli espertoni della catastrofe climatica, caratterizzata da caldo estremo e scarse precipitazioni, il Belgio ha registrato la minore esposizione solare degli ultimi venticinque anni, causando ai proprietari di pannelli fotovoltaici un calo nella produzione di energia di oltre il 10%.
A questo punto, in attesa di realizzare e distribuire ai cittadini belgi, grandi appassionati della bicicletta, le tanto agognate turbine e pedali, ai locali sostenitori della inesorabile transizione ecologica non resta che sperare in un 2025 all’insegna del solleone e di venti tempestosi.
Claudio Romiti, 3 gennaio 2025
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