Politica

Cara destra, archivia Fini. È peggio dell’Anpi

L’ex leader di An, ospite di In Mezzo’ora, lancia una frecciata contro Giorgia Meloni: “Fratelli d’Italia si dica antifascista”

Il centrodestra negli ultimi mesi ha commesso un errore, soprattutto in casa Fratelli d’Italia. Non tanto nell’attività di governo, anche se qualcuno lo potremmo trovare. L’errore sta nell’aver pensato di dare una seconda possibilità a Gianfranco Fini.

Recentemente si è tanto parlato del ritorno sulla scena politica dell’ex leader di An: interviste, ospitate televisive qua e là, retroscena di un Fini consigliere di quella Meloni che ha visto crescere e che ha contribuito a formare politicamente. Insomma, d’un tratto, a distanza di oltre dieci anni da quel “che fai, mi cacci?!” dato in faccia a Berlusconi, sembrava tutto dimenticato. Sembrava dimenticato il Fini della casa di Montecarlo. Il Fini che da presidente della Camera faceva il leader di opposizione al governo Berlusconi. Il Fini che portò quello stesso governo alle dimissioni del 2011, a seguito della scissione dal Pdl in Futuro e Libertà e che segnò la fine di un’epoca. Perché possiamo raccontarci tutto quello che vogliamo sulle cause di quelle dimissioni: lo spread, le manovre del Colle targate Giorgio Napolitano, il rovente caso Ruby scoppiato in quei mesi. Va bene tutto, ma quel Berlusconi si dimise perché l’ex amico Fini gli portò via una buona fetta di parlamentari lasciandolo con una maggioranza più che risicata.

Un’operazione politica che alla lunga fece però più danni a Fini che a Berlusconi, pronto a rinascere altre due, tre volte dalle sue ceneri. Fini invece fu presto spazzato via dagli elettori mentre c’era una Giorgia Meloni che si rimboccava le maniche per cercare di rimettere insieme i cocci di una destra ormai destinata all’oblio. Ed ecco il guizzo di fondare Fratelli d’Italia nel 2012 per cercare di recuperare quel popolo di ex elettori di An delusi dal successore di Giorgio Almirante. Anni in cui Fini scompare dalle scene e la sua allieva Giorgia suda sette camicie per portare quel partitino dal 2% al 30% di oggi. E, guarda caso, nel momento di maggior successo di quella destra ritrovata, ecco tornare Fini ad orologeria: “Cara Giorgia, se hai bisogno ci sono”. Parola del Fini ripulito. Tanto che già si parlava di una possibile candidatura alle Europee del prossimo anno.

Ma come ha ripagato questa fiducia? Presentandosi da Lucia Annunziata alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile pronunciando una frase degna della migliore Elly Schlein: “Spero che Giorgia Meloni colga questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata An”. E poi ancora una stoccata in salsa Boldrini: “Meloni dica, perché so che ne è convinta, che libertà e uguaglianza sono valori democratici, sono della Costituzione, sono valori antifascisti: non capisco la ritrosia a pronunciare questo aggettivo. La capisco ma non la giustifico”. Insomma, la Meloni secondo l’ex presidente della Camera deve avere il coraggio di prendere le distanze dal fascismo. Il classico artificio retorico usato da sempre dalla sinistra e dall’Anpi.

Cara destra, ci sei cascata una volta. Stavi per cascarci una seconda. Adesso abbi il coraggio di archiviare definitivamente Gianfranco Fini.

Marco Baronti, 24 aprile 2023