Gita estiva in salsa dem

Cara Elly, ma che stai a dì? Il Manifesto di Ventotene era paracomunista

Il leader del Pd con poche idee ma molto confuse: l’ideale di Ue di Spinelli era simile all’Unione Sovietica

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Se non hai idee, rincorri i simboli. Ma se le poche idee che hai sono confuse, i miti che rincorri sono pure sbagliati. Nel senso, voglio dire, che gli stai assumendo come simboli di quel che non sono, o comunque come modelli non spendibili.

Stiamo parlando di Elly Schlein e di quella che sta diventando ormai una sua abitudine: trasformare le riunioni della segreteria del suo partito in simboliche gite fuori porta. Si iniziò il 22 aprile scorso quando, a bordo di un pulmino, intonando ovviamente le note di “Bella ciao”, i componenti di quel consesso un tempo austero si recarono a Riano, alle porte di Roma, per onorare Giacomo Matteotti barbaramente ucciso da sicari fascisti quasi un secolo fa (e il cui corpo proprio in quelle campagne fu ritrovato). Peccato che, per le sue posizioni moderate e riformiste, Matteotti fosse stato duramente attaccato fino al giorno della sua morte non solo da Gramsci e dai comunisti, ma anche dai massimalisti del suo stesso partito, il socialista. Partito che, quando cadde definitivamente in mano all’ala oltranzista, Matteotti, con Treves e Turati, fu costretto ad abbandonare per fondarne uno nuovo diverso: il Partito Socialista Unificato.

Per approfondire

Il rito della scampagnata si è poi ripetuto ieri l’altro con la gita della segreteria al gran completo in quel di Ventotene, in omaggio questa volta a Spinelli e al Manifesto da lui steso con Ermesto Rossi nell’isola pontina. Appena scesa dal traghetto, la neosegretaria ha affermato: “Vacilla l’internazionale nazionalista. Siamo qui a Ventotene per svelare le loro bugie”. Ora, a parte che le “bugie” non state svelate, anche perché non ci sono, e a parte che essere nazionalisti non significa affatto essere dei diavoli, viene subito da chiedersi: “Ma in che mondo vive Elly?”. I nazionalisti, ormai, hanno in mano mezza Europa e tutto sembrano fuorché vacillare. Quanto a Spinelli e al suo Manifesto, esso tutto è fuorché un modello per noi.

Se qualcuno, a cominciare dalla Schlein, lo prendesse in mano e lo leggesse, si accorgerebbe che l’Europa che avevano in mente Spinelli e compagni era molto simile all’Unione Sovietica: dirigista, socialista, contro la proprietà privata. In più, l’europeismo lì affermato è alquanto strumentale: per gli autori, nero su bianco: l’Unione europea viene considerata solo come un ponte di passaggio verso quello “Stato unico mondiale” o “cosmopolitico” che era il vero obiettivo finale degli estensori del Manifeto. E che sarebbe stato, se mai si fosse relizzato, il regno del conformismo e dell’omologazione.

La domanda che sorge spontanea è allora un’altra: perché la sinistra continua ad amare così tanto Spinelli e compagni considerandoli quel che non sono stati, cioè i Padri fondatori dell’Europa. Forse perché quei padri fondatori c’erano ma erano tutti cattolico-liberali e credevano non allo Stato accentratore e correttore dei difetti umani, ma alle piccole comunità alla cui ombra solo può fiorire la libertà individuale: De Gasperi, Adenauer, Schuman, sono i veri Padri dell’Europa, non il socialcomunista federalista Spinelli. Ad Elly, infine, un mero consiglio non richiesto: studi un po’ di più e perda meno tempo con l’amocromista.

Elly Schlein, 6 luglio 2023

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