Chiara Ferragni ha chiesto pubblicamente scusa mettendoci la faccia. Bene. L’influencer ha inoltre ammesso di aver sbagliato, seppur solo parzialmente, liquidando tutta la vicenda come un mero errore di comunicazione, sebbene appaia evidente che non si sia trattato solo di questo. Ma soprassediamo, e proviamo a fidarci della buona fede dell’inconsolabile fashion blogger (esercizio tutt’altro che semplice, ma vabbè).
C’è tuttavia un passaggio cruciale nel discorso della Ferragni su cui è necessario focalizzare l’attenzione, soffermarsi un momento e porsi dei seri interrogativi. Non fosse altro per l’importante seguito di cui gode la nota fashion blogger tra i giovanissimi, e per la significativa influenza da lei esercitata su tale segmento di popolazione. Dei quasi 30 milioni di follower che la bella influencer può vantare sul suo account Instagram, una fetta importante è occupata da un pubblico di malleabili (e spesso inconsapevoli) adolescenti che seguono dogmaticamente il verbo di Santa Chiara Ferragni da Cremona.
Orbene, se in taluni casi il buon esempio dispensato dall’influencer si è rivelato utile per sensibilizzare su determinate tematiche di importante rilevanza civile la folta pattuglia di teenager al suo seguito, in altri, come in questo caso, il messaggio che passa è tutto fuorché positivo. Non traggano in inganno le lacrime, il volto struccato e al contempo affranto, e l’ammissione di colpevolezza. Il discorso della Ferragni si porta dietro un carico non indifferente di diseducatività mista a spocchia che non può e non deve passare in sordina. È infatti alquanto diseducativo far credere a quei tanti giovani che vedono in Chiara Ferragni un esempio da seguire e inseguire ad ogni costo, che tutto si possa risolvere semplicemente aprendo il portafogli e distribuendo fiumi di denaro, seppur per finalità benefiche.
Intanto, perché la beneficienza la fashion blogger avrebbe dovuto farla ben prima di essere stata colta con le mani nella marmellata, evitando di scadere in questa innovativa e singolare forma di beneficienza riparativa che francamente fa un pò ridere (oltre a risultare eccessivamente comoda). Dopodiché, non dimentichiamolo, quello stesso milioncino che l’influencer ha generosamente annunciato di voler donare è frutto di una truffa bella e buona perpetrata ai danni dei consumatori. In altri casi si sarebbe parlato di “denaro sporco”. Immaginiamo se al posto di Chiara Ferragni ci fosse stato un criminale qualunque. Avremmo parimenti accettato che il denaro di provenienza illecita potesse essere barattato con l’assoluzione morale del truffatore?
E se invece fosse stato un politico ad aver intascato fraudolentemente dei quattrini? Lo avremmo idealmente assolto se si fosse offerto di donarli in beneficienza? Probabilmente no. In entrambi i casi l’indignazione collettiva avrebbe fatto venire giù il mondo. Ma ovviamente ciò non vale se di mezzo c’è la Ferragni. A lei sì, è concesso. Per la serie: fate un po’ quel che vi pare, che tanto poi ci pensa il denaro. Eh no cara Chiara, non è esattamente così che funziona. Nel tuo caso potrà anche esserci MasterCard (e non solo), ma ci sono cose che non si possono comprare.
Salvatore Di Bartolo, 24 dicembre 2023