Fermi tutti: Chiara Ferragni è “angosciata” e anche “amareggiata”. E lo dice coraggiosamente, senza mezzi termini, lo denuncia ufficialmente in una story su Instagram (what else?): a Milano, caro sindaco, troppa violenza, troppe rapine nelle case e nei negozi (“piccoli negozi”, specifica), la situazione è fuori controllo. Un monito terribile, una scomunica da far tremare i polsi. Difatti il primo cittadino, Sala, si è ben guardato dal risponderle al modo piddino meneghino, “uhè, tì, pirla, prova tè a fare il sindaco”. No, si è messo sull’attenti, irrigidito, e probabilmente convocherà la giunta: quando parla Chiara, si ascolta, zitti e buoni. Del resto, se non sbagliamo l’ha fatta lui Ambrogina “per meriti sociali”, l’è propri inscì.
Chiara, come un tempo Scalfaro, non-ci-sta: la sua schiettezza, la sua preoccupazione per le sorti della metropoli, del Paese, dell’Europa, del pianeta, sono palpabili. Sarà il benefico influsso di Liliana Segre, trisavola di tutte le influencer, sta di fatto che Chiara, non nuova a sortite di spessore, oggi getta il sasso nello stagno Milano: quante bottegucce, quanti tuguri di poweri che rischiano, eh no, così non va mica bene. E la sua angoscia, la sua amarezza vanno vieppiù apprezzate in quanto non la riguardano direttamente: è noto, infatti, che la imprenditrice digitale digita in giro regolarmente circondata da uno stuolo di guardie del corpo, e del caveau, in forma di: consulenti, addetti all’immagine, social media manager, fotografi, autisti, portaborsette griffate, portaciabatte, porta Romana, Porta Vigentina e portam’a soreta. Inoltre, è improbabile vederla scendere da un regionale Trenord in Centrale e avventurarsi da sola sotto la metro, quindi nessuno la tocca, né lei né, a maggior ragione, la prole, quindi non rischia niente.
No, si preoccupa per gli altri, quelli che non hanno 28 milioni di follower, quelli che il Direttore Magistrale, conte Piermatteo Barambani Megalom chiamava “gli inferiori”. Grazie Chiara, grazie di cuore e di selfie. Fosse mai che le proprietà immobiliari, con tutto ‘sto degrado, si deprezzano.
Ferragni, dunque, ha scoperto che a Milano gli sfigati vivono sul filo del rasoio. Bene brava. E ammonisce il sindaco, alla maniera di Celentano: se andiamo avanti così, chissà, come finirà, chissà. Poi prova a dire che i social non servono alla coscienza sociale. Noi, però, che siamo carogne dentro, abbiamo qualche leggerissimo sospetto e la vediamo così. Che Chiara, bocconiana mancata ma contabile di se stessa ferratissima, sta affilando la strategia: che consiste nel porsi da pari a pari con amministratori, sindaci, ministri, capi di stato, modello Greta, il che fornisce un ritorno d’immagine a dir poco clamoroso.
Alla morte di Leonardo Del Vecchio, industriale sommo, comperò un necrologio sul Corriere per piangerlo “da imprenditrice a imprenditore”: amen. Inoltre, in un momento in cui la leadership viene messa in discussione dalle giovani turche, la Giorgia pelosa con reggiseno assai più farcito del suo, la Elisa che si è messa in testa l’idea meravigliosa di parlare in corsivo (30mila al mese, le frutta ‘sto strazio), combattere sullo stesso terreno non avrebbe senso: meglio staccarsi e inaugurare una partita diversa, tutta sua, a base di diritti, di appelli, di consapevolezze da infilare tra le bottigliette d’acqua griffate a 8 euro e le ciabattine a millecinque.
Le epigone ne escono spiazzate, staccate, facciano quel che vogliano, lei ormai sta in pascoli diversi e si prepara a una eventuale candidatura. Il suo proclama su Instagram è tutto politico, “sono angosciata e amareggiata” può dirlo un pontefice, un presidente o, al limite, Zelensky con la maglietta sudata sempre la stessa; o una che è ormai oltre, una post-influencer, una che suona la carica: sindaco allora, che vogliamo fare?
Ovviamente, da politica in pectore ma già consumata, Ferragni non si spinge a proporre soluzioni, men che meno la tolleranza zero, l’argine ai clandestini o più polizia, roba spinosa, che le farebbe perdere follower, ossia potenziali elettori: quanto a questo, se la sbrighi Sala, lei, per il momento, si limita al ruolo di grilletta parlante, di coscienza scomoda, di paladina degli ultimi: una influencer della gente, che controllerà pure i media, girerà in limo e in jet privato, ma sempre col popolo sta.
Chiara, sempre avanti. Adesso si attendono con una certa inquietudine le mosse delle imitatrici: resteranno a pettinarsi le ascelle o scopriranno altri valori, non postali o bollati, su cui spingere? Per quanto ci riguarda, solo una preghiera: cara Chiara, Ferragni carissima, adesso che ti sei lanciata, non smettere. Dì qualcosa sui Tòttari. Falli rimettere insieme. Dì qualcosa di influencer; anche non di influencer; dì qualcosa di civiltà, Chiara dì qualcosa! Non lasciarci così, orfani di una scoperta, e sarà pure dell’acqua calda non fa niente: sapessi come è strano, vedere Chiara sindaco a Milano, dove si vive pericolosamente, ma vedrai che dopo l’angoscia della “bocconiana” le cose miglioreranno e in fretta. Vedrai, vedrai. Non è finita, sai. Forse non sarà domani, ma Milano cambierà.
Max Del Papa, 13 luglio 2022