Le istituzioni europee, sopraffatte dall’emergenza Covid e dalla conseguente crisi socio-economica, sembrano ignorare la sequenza degli atti criminali che si sono palesati sul loro suolo.
La decapitazione del professore francese, “reo” di aver mostrato una vignetta su Maometto, la violazione della Basilica di Notre-Dame a Nizza con tre vittime e l’assalto alla capitale austriaca, Vienna, che ha provocato la morte di 4 persone, sono espressioni del brutale terrorismo di matrice islamica, che dovrebbe imporre una reazione forte e rigorosa delle democrazie europee per disinnescare i focolai del radicalismo religioso.
Sulla nostra comunità incombe il virus del fondamentalismo con adepti asintomatici che conclamano, inaspettatamente, la patologia ideologica dilaniando il bersaglio di turno. Inutile l’approccio dialogante con chi non vuole convivere con la diversità, ma convertirla o smantellarla, perché il fanatismo non si lascia domare dai canoni del pluralismo democratico che, paradossalmente, rischia di diventare l’alibi che autorizza l’accesso dei terroristi negli spazi tolleranti della democrazia, nelle cui cavità concediamo rifugio a chi progetta l’efferata offensiva.
Accoglienza a priori
Se pensiamo all’attentatore di Nizza, un tunisino di 21 anni sbarcato a Lampedusa il 20 settembre, emerge la necessità di monitorare i flussi migratori nel cui getto possono infiltrarsi i seguaci della jihad che non scappano dalla guerra, semmai vogliono importarla seminando terrore e lutti in nome di un estremismo religioso incompatibile con i valori della civiltà occidentale. Dove sono gli inginocchiatori seriali alla Boldrini? Perché non manifestano addolorata e convinta solidarietà alle vittime del feroce fondamentalismo?
Forse perché l’inchino ai morti del radicalismo andrebbe a confutare la loro narrazione flaccida che persevera nel verbo di un’accoglienza aprioristica, obbedendo ad una ipocrita tensione umanitaria che diventa pura astrazione senza un preventivo esame sulla sostenibilità e sui rischi dei processi migratori. Non è umana la pulsione che agevola il carnefice nel raggiungere indisturbato la sua preda. Chi fa finta di non vedere diventa connivente di un terrorismo che vuole imporre ai popoli europei l’opprimente cappa di un clima di paura.
Se ogni retrovia diventa prima linea, a causa del teatro urbano trasformato in palcoscenico di raid terroristici, rischiamo di sottometterci alla volontà egemonica del fondamentalismo coartando le nostre abitudini.
Gli attentati terroristici che hanno colpito la Francia e l’Austria, gli assalti ai luoghi di culto cattolici e ai simboli che richiamano la civiltà europea, sono fenomeni che incidono sulla libertà di professare la religione cristiana e di esercitare la declinazione culturale della propria identità. Il nostro stile di vita è minacciato nel silenzio degli organismi europei che dovrebbero agire per stoppare qualsiasi forma di subalternità e di fatalistica rassegnazione all’offensiva terroristica.
Interrogazione parlamentare
Perciò, alla numero uno della commissione Ue, Ursula von der Leyen, si sono rivolti, in un’interrogazione parlamentare, gli eurodeputati della Lega (primo firmatario, Vincenzo Sofo) e Fratelli d’Italia. Fi, forse per “onorare” l’impegno con il Ppe, si è defilata.
Come si legge nel documento, infatti, dopo il suo insediamento alla presidenza della Commissione europea, la von der Leyen inserì nel suo programma la priorità della promozione dello stile di vita europeo, dedicando un commissario europeo ad hoc, nel cui perimetro rientrano i valori sedimentati dalla civiltà cristiana. Il Commissario allo stile di vita europeo, il greco Margaritis Schinas, quali iniziative ha promosso per proteggere la cultura europea dalla pressione prevaricatrice del fondamentalismo?