Politica

Care donne, ma vi sentite rappresentate da Francesca Ghio?

La telefonata tra la premier e la consigliera regionale Avs dopo la denuncia delle violenze apre un interrogativo

© jessicahyde tramite Canva.com

Ho letto con attenzione le espressioni usate dalla consigliera regionale della Liguria, Francesca Ghio, nei confronti del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e soprattutto come sempre, le prese di posizione dei giornalisti antagonisti, in questo caso anche donne, per alimentare l’ennesima polemica insensata. Oramai la politica e soprattutto una grande fetta di pseudo informazione, non riporta notizie commentandole, ma si erge a giudice supremo di ogni e qualsiasi sciocchezza viene esternata dalla bocca e dalle dita di persone più o meno conosciute e soprattutto senza nessuna autorevolezza.

In questa circostanza si è voluto, per l’ennesima volta, trasformare un argomento serio e un dramma vissuto quale strumento di “lotta” vera o presunta. “Io sono morta a 12 anni anche per quelli come Meloni” ha detto la consigliera di Avs. Utilizzare per un attacco politico strumentale una telefonata privata fatta da una donna, pro tempore presidente del Consiglio per solidarizzare con un’altra donna (bambina) vittima di violenza, pro tempore anonima consigliera regionale, la dice lunga su certi “politici”.

Se le donne vittime di violenza si sentono rappresentate con queste modalità e da queste persone, dovrebbero essere loro per prime e tutti noi a porci delle domande e soprattutto a parer mio a prenderne le distanze. Queste persone, accecate da odio profondo nei confronti di chi non la pensa come loro politicamente, non combattono per una nobile causa ma utilizzano ogni e qualsiasi possibilità che hanno per attaccare e speculare anche su atti e violenze che niente hanno a che vedere con la normale dialettica politica e lo fanno scientemente solo ed esclusivamente per sobillare menti deboli partendo da argomenti e problemi seri fino ad oggi non gestiti da nessuno, anche dalla sinistra, tanto “sensibile” nelle parole e nelle manifestazioni violente di piazza e poco nella sostanza.

Vogliamo l’educazione sessuo-affettiva, quella alle emozioni e al consenso in tutte le scuole del paese, per tutti i bambini e le bambine di oggi. Per mettere nelle loro mani e nei loro cuori gli strumenti potenti della consapevolezza e dell’amore. Se davvero le sono arrivata presidente Meloni, allora lo dimostri con la potente azione politica che ha nelle sue mani. È una responsabilità e un privilegio poter usare la politica per risolvere i problemi. Le parole ora risuonano vuote come il buio che ho attraversato”.

No cara Ghio, la scuola viene dopo e non prima, qui si tratta dell’abc di ogni società sana che si fonda sul ruolo educativo della famiglia e dei genitori senza distinzione alcuna, che devono per primi assumersi il ruolo che la società naturale e non lo Stato gli ha attribuito ed insegnare con esempi concreti il rispetto, l’educazione e l’empatia verso tutti gli esseri umani, in particolare le donne vittime di maschilismo e non di patriarcato. Continuare a demandare allo Stato (alias la scuola) vista anche l’assoluta mancanza di autorevolezza della stessa, non avrà nessun risultato positivo, anzi.

Credo che la premier avesse ben altre problematiche da gestire e se ha sentito la necessità di trovare il tempo privatamente di chiamarla doveva essere considerato solo ed esclusivamente una questione privata tra due donne e di grande empatia personale da parte del presidente del Consiglio. La Consigliera Ghio, posto il fatto che abbia subito una presunta violenza, perché fino a prova contraria di questo si tratta, non l’autorizza a tutto ciò e dovrebbe riflettere per come si è comportata sia come politica, sia come rappresentante delle istituzioni, ma soprattutto come donna!

Massimo Micheli, 30 novembre 2024

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