Cronaca

Ex brigatisti

Cari francesi, adesso spiegatelo a loro

Le vite spezzate negli anni di Piombo: gli ex terroristi rossi liberi di vivere, le vittime no

vittime brigate rosse

Non so se i giudici francesi della Corte di Cassazione che ieri hanno impedito l’estradizione dei terroristi rossi rifugiatisi Oltralpe conoscano a fondo gli anni di piombo, la scia di sangue, il dolore, la morte. E non so se, quando hanno vergato le motivazioni della sentenza, abbiano tenuto conto del fatto che quei terroristi sono stati giudicati “in contumacia” non perché lo Stato li abbia mandati in esilio, ma perché fuggiti vigliaccamente di fronte alla giustizia. E non so nemmeno se le toghe abbiano pensato o meno alle vittime di quegli efferati crimini. Vite spezzate da chi oggi la fa franca perché può vantare “una situazione familiare stabile” in Francia. Chissà, forse anche Luigi Calabresi, Enrico Galvaligi, Michele Granato e tutti gli altri oggi avrebbero una “situazione familiare stabile” e sarebbero “inseriti professionalmente” se solo degli assassini non avessero spezzato loro la vita. In nome di una folle ideologia.

Ecco perché, mentre i giornali mostrano i volti degli ex brigatisti sfuggiti alla legge, sarebbe forse il caso di ribaltare la narrazione. E mostrare le fotografie dell’epoca di chi non c’è più per mano di chi oggi si gode la bella vita tra brioche e baguette. I giudici francesi, e gli intellettuali che hanno protetto per anni i “compagni che sbagliano”, spieghino su quelle lapidi e alle loro famiglie per quale motivo un assassino non dovrebbe farsi neppure un giorno di galera.

  • Luigi Calabresi, commissario di polizia, ucciso da un commando di estrema sinistra. Come mandante del suo omicidio è stato condannato Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori di Lotta Continua.
  • Enrico Galvaligi, generale dei carabinieri, per il cui omicidio è stata ritenuta responsabile Roberta Cappelli, cui sono addebitati anche gli assassinii dell’agente di polizia Michele Granato e del vice questore Sebastiano Vinci. Oggi Cappelli fa l’impiegata in Francia come insegnante di sostegno ai bambini disabili. Per l’omicidio di Galvaligi è stata condannata anche Marina Petrella, ex brigatista, pure lei rifugiata in Francia e impiegata in un centro per anziani.
  • Giuseppe Gurrieri, appuntato dei carabinieri, ammazzato di fronte al figlio di 14 anni. Ritenuto responsabile Narciso Manenti che oggi fa l’arredatore e il gestore di una società di comunicazione: ha tre figli ed è nonno. Chissà se ripensa mai a quell’adolescente cui ha strappato per sempre il padre.
  • Renato Briano, direttore generale della ‘Ercole Marelli’, per il cui omicidio è stato condannato Sergio Tornaghi, membro della colonna milanese Walter Alasia che oggi, a 65 anni, vive tranquillo Oltralpe.
  • Antonio Custra, vicebrigadiere, ucciso durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. Per il suo assassinio è stato condannato per concorso morale in omicidio Raffaele Ventura, oggi 72enne, residente in Francia.
  • Antonio Santoro, maresciallo, capo degli agenti di polizia penitenziaria, ammazzato a Udine nel giugno del 1978 da Cesare Battisti. Come ideatore dell’attentato è stato condannato a 16 anni di carcere Luigi Bergamin, 73 anni.

Al conteggio degli ex brigatisti che Parigi si tiene stretta, come riporta l’Ansa, vanno aggiunti Enzo Calvitti (condannato per banda armata), Maurizio Di Marzio (tentato sequestro) e Giovanni Alimonti (tentato sequestro).

Cinquanta anni dopo, il conto è impari: sette innocenti sono sepolti in un cimitero; dieci terroristi sono liberi di spassarsela. La Francia spieghi alle famiglie perché.

Giuseppe De Lorenzo, 29 marzo 2023


Credit immagini

Sebastiano Vinci: Chaky90, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Antonio Custra: Chaky90, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Luigi Calabresi: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Luigi_Calabresi.jpg
Enrico Galvaligi: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Generale_galvaligi.jpg