Qualcuno direbbe “è solo una partita di calcio” ma la vittoria della nazionale italiana al campionato europeo è molto di più, è una metafora di un popolo e di un territorio, il bel Paese, che non rappresenta solo una nazione ma una civiltà, la più antica del mondo. Siamo l’Italia e siamo italiani, orgogliosi di esserlo e gelosi custodi di uno stile di vita che tutti ci invidiano e che vorrebbero emulare ma che non si può comprendere se non si è italiani.
Impossibile immaginare i tifosi italiani nei giorni prima della finale cantare un inno come “it’s coming home”, inconcepibile anche solo immaginarlo per un italiano. Per noi la scaramanzia è qualcosa di serio e in cui crediamo, è parte della nostra identità come il segno della croce dei calciatori prima di entrare in campo, sacro e profano si mescolano formando l’identità italiana. In una nazionale intrisa di napoletanità la scaramanzia non poteva che giocare un ruolo centrale ed è giusto che sia così. Un’identità fatta di ritualità (Vialli che viene dimenticato dal pullman prima di partire) che uno straniero guarda con divertimento e curiosità ma ciò che non riuscirà mai a capire è che noi italiani ci crediamo davvero e prendiamo con tremenda serietà riti e tradizioni. Mentre tifosi e media inglesi già celebravano la vittoria della loro nazionale, in Italia non si contavano i riti apotropaici e l’emoticon del gufo impazzava nelle italiche chat.
Sarà l’eredità dell’antica Roma ma Leonardo Bonucci che urla: “Ne dovete mangiare ancora di pasta asciutta” non è solo uno sfottò ai tifosi inglesi ma significa molto di più: è la consapevolezza di avere alle proprie spalle una tradizione non solo calcistica (quattro campionati del mondo vinti) ma anche culturale che nessun altro può vantare. Essere italiani significa condividere uno stile di vita e di comportamento rappresentato in questo europeo dal capitano Giorgio Chiellini. Gentile e sorridente all’apparenza, determinato e invalicabile in campo, non è un caso che l’immagine del capitano della nazionale che al novantacinquesimo minuto di gioco tira la maglia al bomber inglese Sterling sia diventata virale in Italia. È il primo insegnamento ai bambini che vogliono diventare difensori nelle scuole calcio: “O la palla o la gamba”.
Così come non è casuale che entrambi i difensori italiani, Chiellini e Bonucci, siano del centro Italia. Di Pisa il primo, di Viterbo il secondo, luoghi in cui si sono formate civiltà millenarie, zone in cui tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo operavano i capitani di ventura, comandanti in capo delle truppe. Tra i più vincenti e spietati c’era Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata a cui Donataello ha dedicato una statua equestre a Padova. L’appellativo Gattamelata, secondo il suo biografo Giovanni Eroli, gli deriva: “Dolcezza dè suoi modi congiunta a grande furberia, di cui giovossi molto in guerra a uccellare e corre in agguato i mal cauti nemici e pel suo parlare accorto e mite dolce e soave”. Un elemento tipico dell’identità italiana: gentili nei modi, determinati nei risultati e sempre sottovalutati. Lo stesso che è accaduto con la nazionale di Roberto Mancini, un vero signore nei modi insieme a Gianluca Vialli e tutto lo staff azzurro, emblema dell’eleganza che è un’altra cifra stilistica del nostro modo di essere.
Non sempre il calcio italiano è stato bello ma è pragmatico e vincente, basato sulla sofferenza che fa parte della nostra storia. Una storia di cadute da cui ci siamo sempre rialzati tornando più forti di prima, nel calcio come nella vita. Dalla mancata qualificazione ai mondiali alla vittoria agli europei, dal crollo dell’Impero romano in cui tutto sembrava perso al Rinascimento, dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale alla nascita di una delle economie più industrializzate al mondo.
Ciò che non comprendono molti stranieri, come il quotidiano inglese The Times che nei giorni prima della finale ha scritto un articolo intitolato “Italians long for a magic final. They need to feel like winners” descrivendo la gioia degli italiani per le vittorie durante l’europeo come il sentimento di rivalsa di una nazione in crisi, è ciò che rappresenta l’italianità.
È qualcosa di straordinario, un’unica patria formata da tante piccole patrie, è il paese dei mille campanili in cui l’identità italiana si mescola a quella veneta, napoletana, romana, siciliana, in cui l’orgoglio di appartenere a un’unica nazione si unisce all’appartenenza alla propria città e comunità. “It’s coming Rome” è molto più di un semplice slogan, significa vittoria dell’Italia e dell’italianità, non solo una nazione quanto una civiltà, non solo un’espressione geografica quanto uno stile di vita e un modo di essere.
Francesco Giubilei, 12 luglio 2021