E finalmente eccoci qui! Ad analizzare il capitolo più noto e scandaloso del libro del generale Vannacci: il nono, che si sviluppa attorno a un vastissimo argomento: “Il pianeta Lgbtq+++”. Si è scritto molto a proposito; di offese precise o equivocate, di “-fobie” di un uomo retrogrado o di pensieri di un uomo assennato, di proclami truci e duri come di bagni di realismo e di coraggio. Ma dove sta la verità? Per scoprirlo, ricostruiamo i contesti e ridiamo il senso proprio alle parole, che di un accompagnamento hanno sempre più bisogno…
Il potere degli Lgbtq+
Vannacci non stigmatizza le abitudini intime degli omosessuali, invece si pone critico verso le rimostranze “eccentriche e sovra-rappresentate” dei movimenti Lgbtq+++. L’omosessualità è sempre esistita, tra gli uomini come tra altri animali, eppure mai prima dell’era moderna sarebbe stata così manifesta e invasiva.
Una categoria sociale che, secondo un’analisi Istat del 2011, rappresenterebbe appena il 2% della popolazione italiana è cinematograficamente figurata come se ne rappresentasse il 12%. Un’incoerenza bell’e buona, che, insieme a mille altre, troverebbe la sua spiegazione nei vizi dei rappresentati e nei vizi dei rappresentanti.
Di minoranze, infatti, ce ne sono a bizzeffe e tutte, chi più e chi meno, potrebbero aver bisogno di tutele particolari; ciononostante, solo quella degli lgbtq+++ riesce a imporsi come La Minoranza da proteggere specialmente e a cui riservare attenzioni oltremisura.
Per approfondire:
- Chi sono i patrioti secondo il generale Vannacci
- Come ci soffiano la casa: l’affondo del generale Vannacci
- Vannacci, il primo sondaggio: quanta fiducia ha dagli italiani
Per ciò che riguarda l’estrosità, poi, è dato da leggere: “Il gay, il masochista, il vegano, il mangiatore di cani o di gatti è pure un eccentrico, e tutte le porte devono essergli aperte in nome della parità, ma almeno non dovrebbe ostentare la sua eccentricità nel rispetto dei comportamenti e dei valori comuni”.
Le lobby gay
In considerazione di quanto scritto, l’autore crede nell’esistenza di lobby gay, il cui scopo sarebbe quello di uniformare il pensiero comune in favore dell’accettazione aprioristica di qualsiasi pratica ed espressione omosessuale.
E per spiegarsi bene riporta l’esempio del libro “After the ball”: una pubblicazione del 1989, redatta da due autori omosessuali “con lo scopo di tracciare la visione strategica e di diffondere il manuale di affermazione della comunità gay per i successivi decenni”.
Le fasi della propaganda gay descritte nell’opera sono:
- La “desensibilizzazione”, cioè la massiccia profusione di messaggi omosessuali per “desensibilizzare” la società nei confronti della minaccia gay (sovra-rappresentanza mediatica);
- La “dissonanza”, ovvero la disapprovazione prepotente della logica di chi rifiuta l’omosessualità, unitamente all’enfatizzazione delle sofferenze dei poveri omosessuali;
- La “conversione”, che consiste nella propagazione di sentimenti positivi per i gay e nell’annichilimento morale dei “bigotti antigay”, paragonati alla volta a nazisti, barbari, etc.
Si creda o no nell’esistenza di lobby gay, ma non si neghi che le pratiche su consigliate sono assoluta realtà!
Le espressioni nella bufera
Prima di enunciare la prima (scusate il gioco di parole) frase maledetta, occorre sottolineare cosa lo scrittore intende per “normale” e cosa intende per “naturale”. Secondo Vannacci, “naturale” è qualsiasi cosa, persona o animale che possa nascere e/o svilupparsi in maniera non artificiale: l’omosessualità, dunque, sarebbe naturale poiché proveniente (anche) da fattori naturali e poiché presente anche in altre specie viventi.
Diversamente, i concetti di “normalità” e “anormalità” sarebbero da ricondurre ai concetti di “consuetudine” e “incosuetudine”. Ragion per cui, l’omosessualità e gli omosessuali non sarebbero “normali”, in quanto rappresentanti di fenomeni inconsueti, non maggioritari, eccezionali. In definitiva, la frase: “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, provocatoria e impropria per quanto possa sembrare, è in realtà solo utile a ribadire la verità per cui gli omosessuali sarebbero una minoranza. Niente di più.
La seconda frase maledetta, invece, è candidamente ironica. E sarebbe stato sufficiente non disgregarla dal periodo che la precedeva per renderlo chiaro:
“Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”.
Sostanzialmente, il generale ironizza sulle mille pretese che ognuno ha in questa epoca (tema di fondo del libro) e asserisce che, a questo punto, lui potrebbe, per assurdo, “rivendicare il diritto all’odio”.
Gabriele Nostro, 23 settembre 2023