Un autentico impero finito letteralmente in macerie. Il peso di accuse infamanti sorretto ingiustamente per anni. Un’aggressione mediatico-giudiziaria di una ferocia inaudita, degna di un vero criminale, di un boss mafioso come quelli con cui, secondo le accuse, intratteneva stabilmente legami.
Un vero e proprio calvario, insomma, quello che ha dovuto patire Carmelo Patti, ex patron del gruppo alberghiero Valtur, il quarto in Italia prima del fallimento avvenuto nel 2018, allorquando il Tribunale di Trapani firmò un pesantissimo provvedimento di confisca ai danni dell’imprenditore. Un maxi sequestro di beni, stimato in circa un miliardo e mezzo di euro, che non avrebbe lasciato scampo al gruppo, condannandolo ad un inevitabile tracollo. Adesso, a ben otto anni di distanza dal decesso del patron di Valtur, la sezione misure di prevenzione della Corte di appello di Palermo ha annullato il decreto del Tribunale di Trapani escludendo che nel corso della sua attività imprenditoriale Patti abbia avuto rapporti di vicinanza con Cosa Nostra.
Di più: secondo la Corte d’appello del capoluogo siciliano, Carmelo Patti non avrebbe costruito il suo impero facendo ricorso a metodi illeciti, come erroneamente paventato dagli inquirenti. Nessun illecito e nessun legame con la mafia, dunque, in barba a chi, per anni, ha dipinto Patti come un fido prestanome di Matteo Messina Denaro, contestandogli, tra l’altro, anche il reato di concorso esterno. Niente di più falso, ha decretato ora la Corte palermitana.
Carmelo Patti era un imprenditore pulito. L’ennesimo innocente vittima di un’ingiusta persecuzione giudiziaria che finalmente riacquista, seppur da morto, quell’onorabilità brutalmente strappatagli dai feroci attacchi piovuti all’indirizzo della sua persona. Dal punto di vista squisitamente patrimoniale, invece, il provvedimento della Corte di appello di Palermo che sancisce l’annullamento del decreto di confisca ha il sapore della beffa per gli eredi dell’imprenditore.
Poco o nulla sarà loro restituito. Sebbene Carmelo Patti sia deceduto da incensurato e assolto da tutti i processi a suo carico, dopo tredici lunghi anni di calvario giudiziario del suo impero non restano che le rovine.
Salvatore Di Bartolo, 14 febbraio 2024
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