Che il centrodestra sia attualmente squilibrato a destra, è un dato di fatto figlio della “rivolta contro le élite” che segnò le elezioni del 2018 (sembra un secolo fa!). Lo dicevamo già allora, figurarsi adesso! Ma che il problema possa risolversi ricreando in Italia una sorta di “maggioranza Ursula”, come vorrebbe Renato Brunetta, è irrealistico e soprattutto non farebbe bene né a Forza Italia (che non guadagnerebbe un voto) e né al Paese.
Perché Forza Italia non può andare a sinistra
È irrealistico perché, se la ragion d’essere di Forza Italia è stata sin dalla nascita quella di creare un’alternativa radicale alla sinistra, una ragion necessaria e sufficiente c’è ed è forte: i “moderati” e i “conservatori” italiani, che è vero che ci sono e sono tanti, non hanno mai voluto avere a che fare coi comunisti e i loro eredi. I quali, d’altro canto, li hanno sempre definiti con dispregio “borghesi”, “benpensanti”, “maggioranza silenziosa”. Questi moderati, negli anni della Prima Repubblica, si sono acconciati spesso a votare Dc “turandosi il naso”, come diceva di fare uno che ben li conosceva e rappresentava, e cioè Indro Montanelli. E probabilmente, anche la volta scorsa, hanno votato Lega perché il partito di Matteo Salvini, di cui pure non condividevano i toni (la postura del conservatore non è quella del radicale diceva Roger Scruton) era l’unico che si era fatto carico di certe istanze che la stessa Forza Italia, per inseguire lo “spirito del tempo” e il “politicamente corretto”, aveva un po’ abbandonate.
Dove va oggi il voto dei moderati?
Oggi i “moderati”, cresciuti forse ancor più di numero dopo la “cura Draghi”, ma sempre e giustamente con la pregiudiziale anti-“comunista” forte in cuor loro, si sono messi in una condizione di attesa, e ciò spiega in parte anche il forte astensionismo delle ultime amministrative. Attendono di capire la Lega in quale staffa si accomoderà, e anche di capire se Forza Italia ha un futuro. L’evoluzione più logica (ma la politica non sempre segue la logica) sarebbe quella di una federazione fra i due partiti decisamente schierata al centro e alleata elettoralmente e poi nel governo in modo forte e inequivoco con l’ala più nazionalistica della destra rappresentata da Fratelli d’Italia.
L’errata idea di Brunetta
Del tutto campata in aria poi a me sembra l’idea di Brunetta di resuscitare le tre grandi famiglie novecentesche della cultura politica -liberali, socialisti e popolari- e farle alleate “come” in Europa (ma è una forzatura dire così). Forza Italia chi rappresenterebbe, i popolari o i liberali? E i liberali sarebbero, come quelli europei rappresentati dall’Alde, dei liberal multiculturalisti e dirittisti? Forza Italia è nata quasi trent’anni fa proprio per ridare una dignità al liberalismo classico, oltre i connubi liberalscocialisti e la deriva liberal.
E i socialisti chi sarebbero, quelli del Pd che una tradizione socialdemocratica e laburista non l’hanno mai avuta e che oggi, pur di non fare i conti col loro passato ove i socialdemocratici erano definiti “socialfascisti”, si sono buttati sulla sponda dirittista e inclusivista tesa a tutelare solo le “minoranze organizzate” e chiassose e non la maggioranza dei veri deboli? Se a Brunetta, e anche alle altre due ministre che (non proprio) rappresentano Forza Italia nel governo Draghi questa idea di partito sta stretta, sarebbe forse più opportuno che ne traessero le conseguenze piuttosto che inseguire fantasmi irrealistici come quelli di un centro popolare che guardi a sinistra. Anche perché i democristiani di sinistra alla Mattarella son da tempo già tutti confluiti nel Partito Democratico.
Corrado Ocone, 24 ottobre 2021