Dal momento che dobbiamo la nostra sopravvivenza a scienziati del calibro di Roberto Burioni, il quale all’inizio della pandemia aveva dichiarato che in Italia il rischio era prossimo allo zero, possiamo anche perdonarli se commettono qualche topica di troppo. Tuttavia per digerire quella scritta dal virologo pesarese su Twitter, all’indomani della vittoria di Novak Djokovic agli Open di Australia, ci vuole una dose industriale di alka seltzer: “Un cretino novax che vince le Olimpiadi non diventa una persona intelligente, ma un cretino olimpionico.”
Un pensiero che certamente non verrà ricordato negli annali delle frasi celebri e che, come sottolineato in un articolo pubblicato sul Tempo di Roma, ha suscitato una valanga di critiche sui vari social. Tra le tante, ve n’è una che in poche righe sintetizza in modo estremamente efficace il punto nodale dell’inverosimile, prolungato accanimento di Burioni nei riguardi del grande tennista serbo: “Non capisco come si possa etichettare un individuo unicamente sulla base di una scelta medica, soprattutto considerando che Djokovic non ha mai fatto propaganda novax. Lo dico da vaccinata convinta. Nel 2023 questa isteria dovremmo averla ormai superata.”
Ora, sebbene insieme a Nole milioni di europei hanno rifiutato di vaccinarsi contro un virus che colpiva in modo grave essenzialmente i soggetti immunodepressi, egli però, in virtù della sua notorietà internazionale, rappresenta una vera spina nel fianco per i santoni della religione virale che ha imperversato in Italia per circa tre anni. La sua eresia, basata fondamentalmente sul buon senso di un campione che in quanto a stile di vita è un esempio per giovani e meno giovani, continua a suscitare grande sdegno in molti di quegli scienziati della catastrofe che ancora oggi sostengono che senza i vaccini raccoglieremmo i cadaveri per le strade.
Eppure, malgrado non si sia fatto iniettare alcuna dose del siero di lunga vita, Djokovic alla veneranda età, per uno sportivo di élite, di 35 anni, in pochi mesi ha trionfato a Wimbledon, alle finali ATP di Torino – diventando il tennista più anziano a vincerle – ed infine agli open di Australia. Open che gli erano stati negati lo scorso anno, proprio a causa di quella isteria collettiva che aveva contagiato mezzo mondo.
Isteria che fa rima con idiozia e per la quale, da quel che appare dalla pessima caduta di stile di Burioni, un vaccino non è stato ancora inventato. Ma in questi casi, prima di aprire la bocca o scrivere scemenze, basterebbe accertarsi di aver inserito il cervello.
Claudio Romiti, 1° febbraio 2023